Lega Nord: diversificazione salariale in base alle regioni

 Un impiegato del Nord prenderebbe di più di uno del Sud. Stiamo parlando della proposta della Lega Nord: la contrattazione differenziata su base territoriale, spesso denominata “gabbia salariale”. La Lega non demorde e ieri il presidente della Camera, Gianfranco Fini ha affermato ricordando le lotte e gli scioperi degli anni ’60 e ’70 degli operai con Cgil, Cisl e Uil contro le differenziazioni del salario minimo su base provinciale:

Personalmente non credo che il ritorno al passato di una diversificazione territoriale dei salari produrrebbe alcunché di positivo perché si darebbe un messaggio disgregante ai territori più deboli del Paese. La via da percorrere é quella di una maggiore libertà contrattuale sul piano territoriale ed aziendale, che consenta alle parti sociali di legare le retribuzioni ai livelli effettivi di produttività ed alla disponibilità di manodopera, indipendentemente dalla collocazione territoriale delle imprese.

3 commenti su “Lega Nord: diversificazione salariale in base alle regioni”

  1. Personalmente preferirei che ci fosse un serio impegno politico a livello europeo che andasse a sostenere e promuovere norme nazionali per prevedere le stesse tassazioni per tutti gli stati appartenenti alla comunità europea e i medesimi stipendi per i lavoratori pubblici, indipendentemente dallo stato di appartenenza. Penso anche che servirebbe anche una maggior flessibilità nella contrattazione degli stipendi, ma la parte flessibile dovrebbe essere solo quella legata al reddito d’impresa :tanto più l’impresa guadagna, tanto più si troverà in busta paga, riconoscendo al lavoratore il proprio lavoro di sostegno e di sviluppo dell’impresa. Dovrebbe però esserci una retribuzione base dignitosa per tutti i lavoratori, indipendentemente dal fatto che siano assunti presso il pubblico o presso il privato, che lavorino al nord piuttosto che al sud, o che appartengano alla Germania piuttosto che all’Italia. Utopia pensare all’Europa con la E maiuscola?
    Quella che vorrei è un’ Europa garante di un equo trattamento salariale per i propri cittadini-lavoratori e nel contempo favorevole allo sviluppo delle proprie imprese, quelle locali e non delocalizzate! Un Europa che sostenesse progetti veramente innovativi e non quelli proposti solo dalle lobby di potere: come dire un Europa più europea che guardasse con sincero interesse al benessere di tutti i cittadini europei.

  2. Lei scrive:” …..la parte flessibile dovrebbe essere solo quella legata al reddito d’impresa: tanto più l’impresa guadagna, tanto più si troverà in busta paga…..”

    Non crede che in questo modo si incentiverebbe l’economia sommersa? Con una legge così, una grossa porzione delle imprese deciderebbe di dichiarare ancora meno di quanto dichiara e la parte di stipendio del lavoratore legata al reddito d’impresa sarebbe nulla, rimarrebbe solo quella che lei chiama “retribuzione base dignitosa”. E sarebbe forse già qualcosa………?

Lascia un commento