Paul Krugman, Premio Nobel per l’Economia nel 2008, non ha usato mezzi termini per definire la sua linea di pensiero nei confronti della politica valutaria della Cina: intervenuto nel corso di un dibattito presso l’Economic Policy Insitute, lo stesso Krugman ha infatti auspicato con fermezza una presa di posizione del governo statunitense verso la nazione asiatica, in modo da consentire un apprezzamento dello yuan. È stato precisato che un atteggiamento di questo tipo non avrebbe ripercussioni dal punto di vista finanziario; anzi, un calo degli acquisti in dollari da parte della Cina potrebbe arrecare degli importanti vantaggi, come, ad esempio, un Pil combinato tra America, Eurolandia e Giappone in aumento dell’1% e la svalutazione della moneta verde che Washington non potrebbe permettersi, visto che verrebbe considerata una mossa eccessivamente predatoria. Qualche incertezza, invece, Krugman l’ha mostrata in relazione alla possibile reazione cinese: probabilmente, vi sarebbero effetti benefici per la bolla immobiliare, ma oltre queste precisazioni il Nobel non è andato.
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