Gazprom taglia le scorte di gas all’Ucraina dopo le fallite trattative sui prezzi di esportazione

 OAO Gazprom, la maggior azienda di stato della Federazione Russa per quanto riguarda l’esportazione di gas, ha richiesto la ripresa immediata delle trattative relative alla disputa posta in essere con l’Ucraina: quest’ultima aveva infatti visto bloccate le scorte russe di carburante (si tratta della seconda interruzione di questo tipo negli ultimi tre anni). Secondo quanto affermato da Sergei Kupriyanov, portavoce di Gazprom, il prezzo non è stato comunque la questione principale delle negoziazioni che sono state interrotte ieri; sempre facendo riferimento alle affermazioni di Kupriyanov, la delegazione dell’Ucraina non aveva alcun mandato per poter concludere l’accordo.

 

Gazprom ha già tagliato ben 110 milioni di metri cubi di gas al giorno ai rifornimenti destinati all’Ucraina. La compagnia russa è ora in attesa di trattare con NAK Naftogaz Ucrainy, altra società operante nel settore energetico, al fine di poter rispondere all’offerta di nuove negoziazioni. L’accordo tra i due stati è saltato poco prima della mezzanotte, dopo che l’Ucraina si è rifiutata di accettare l’offerta proveniente da Gazprom, la quale prevedeva, per quest’anno, la vendita di carburante e combustibile al prezzo di 250 dollari ogni 1.000 metri cubi; il governo ucraino ha inoltre insistito affinchè anche alla Russia siano applicate tariffe di esportazione più elevate.

 

La stessa delegazione ucraina ha dichiarato di voler accettare solamente una tariffa pari a 201 dollari. Tale interruzione ha provocato un vero e proprio sconvolgimento nei rifornimenti di gas naturale all’Europa: nonostante ciò, Russia e Ucraina si sono impegnate a garantire un rifornimento stabile ai consumatori europei. C’è infatti da sottolineare che Gazprom fornisce ben un quarto di tutto il gas naturale dell’Europa: il primo blocco alle spedizioni di rifornimenti all’Ucraina si era verificato nel 2006, sempre a causa di un’accesa disputa sui prezzi da applicare. In quell’occasione vi furono gravi conseguenze, in quanto vennero drasticamente ridotti i flussi di esportazione di gas, creando così forti dubbi circa l’affidabilità di Russia e Ucraina nel loro ruolo di fornitori energetici.

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