Delega fiscale, le difficoltà del Governo sulla riforma

Adesso si cercherà il salvataggio in extremis per le leggi di attuazione della delega fiscale, le quali verranno trattate il 26 giugno a sole 24 ore di differenza dal termine ultimo per l’esercizio della delega stessa, già procrastinato una prima volta di un trimestre.

Il Cdm di ieri sera ha effettuato esclusivamente un esame preliminare dei cinque decreti su evasione, questioni penali, contenzioso tributario, Agenzie fiscali e riscossione. Che il Catasto saltasse dal banco era già dato per scontato e, alla fine, a gioire sono le banche: dovevano incassare una piccola misura in proprio favore, ne ricevono due importanti passi avanti, che allineano il loro trattamento a quello Ue.

Per Pier Carlo Padoan, ministro delle Finanze, il decreto che riduce i tempi di riscossione dei crediti da parte delle banche e facilita la chiusura delle sofferenze aiuta “sia le banche che le imprese”, mentre la norma sull’accantonamento dei crediti fiscali, “non ha alcun costo, ma anzi qualche beneficio”. In ogni caso, il rinvio dei decreti non è stato seguito da “tensioni” nell’esecutivo. Commenta il sottosegretario Enrico Zanetti: il capitolo della delega fiscale “non è la best practice di questo governo”.

Il settore bancario viene investito da una prima parte delle riforme promesse, in attesa della bad bank che dovrebbe accogliere (resistenze Ue permettendo) i crediti in sofferenza (quindi difficili da recuperare dai clienti) di cui sono infarciti gli istituti di credito tricolori. Il governo – con provvedimenti proposti da Mef e Ministero della Giustizia come “misure urgenti in materia fallimentare, civile e processuale” – riduce da cinque a uno gli anni nei quali si possono dedurre fiscalmente le perdite sui crediti. Una risposta all’emergenza dei prestiti deteriorati, che la stessa Bce ha ricordato essere al 17% delle attività totali, in Italia, contro l’8% dell’Eurozona.