Pronto un prestito di 1,5 miliardi di dollari per Citic Pacific, in calo dopo alcune scommesse valutarie non autorizzate

 Larry Yung, portavoce di Citic Pacific Ltd., la società cinese attiva nell’ambito delle infrastrutture, volerà nei prossimi giorni a Pechino per ottenere un prestito di 1,5 miliardi di dollari, dopo aver previsto perdite per 15,5 miliardi di dollari di Hong Kong (2 miliardi di dollari) causate da scommesse valutarie non autorizzate. Citic Pacific è l’unità di Citic Group, la maggiore compagnia d’investimento della Cina posseduta dallo stato asiatico: quest’ultima ha circa 9 miliardi di dollari di Hong Kong in denaro e facilitazioni di prestito, secondo quanto affermato dal suo direttore gestionale, Henry Fan, che però non ha indicato a quanto ammonta il suo debito.

 

Citic Group deve infatti far fronte a un debito netto di 31 miliardi di dollari di Hong Kong. La “scommessa” di Citic Pacific riguardo al fatto che il dollaro australiano accrescerà le perdite contratte dopo il declino della valuta di ben 30 punti percentuali nei confronti del dollaro statunitense. La perdita in questione sarà maggiore di quasi quattro volte rispetto al costo di 550 milioni di dollari della China Aviation Oil Corp., società di Singapore, sostenuto nel 2004. Kevin Luo, analista economico cinese, ha così commentato la notizia:

La vicenda in questione potrebbe scatenare l’azione dei prestatori, che chiederebbero alla società di pagare anticipatamente altri prestiti. Citic Pacific potrebbe chiudere l’80% della sua posizione finanziaria, indicando uscite di denaro pari a 12 miliardi di dollari di Hong Kong.

 

La società asiatica ha perso ben 55 punti percentuali, il calo maggiore degli ultimi diciotto anni. Durante un’intervista, Fan è stato molto chiaro:

Il portavoce Yung si recherà a Pechino nei prossimi giorni e il prestito d’emergenza non durerà ancora a lungo. Grazie al supporto della Citic Group, la “società madre”, siamo convinti di poter stabilizzare la situazione attuale. Tutte gli istituti creditizi con cui siamo in contatto hanno affermato che ci sosterranno e le nostre operazioni sono normali.

 

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