Soffre il made in Italy: forse uno spiraglio grazie al calo del petrolio

 Con l’espressione inglese Made In Italy, si indica il processo di rivalutazione della produzione artigianale e industriale italiana che ha spesso portato i prodotti italiani ad eccellere nella competizione commerciale internazionale, grazie proprio alla qualità dei prodotti. All’estero, infatti, i prodotti italiani hanno nel tempo guadagnato una fama con corrispondente vantaggio commerciale.

Il Made in Italy mostra oggi segni di sofferenza. La crisi non risparmia nessuno e fa sentire i suoi effetti anche sulle esportazioni italiane: l’export targato Italia perde terreno facendo registrare, sulla base dei dati Istat, un calo ad ottobre sia nell’interscambio complessivo, sia nei confronti dei Paesi europei. Calano anche le esportazioni proprio all’interno dell’Ue: segnamo una diminuzione delle esportazioni pari al 4,4%. Allo stesso tempo, cresce il deficit della bilancia commerciale, che nei primi dieci mesi dell’anno ha raggiunto i 10 miliardi di euro.

La situazione non è rosea neanche per gli altri Paesi europei: Spagna (-21,1%), Regno Unito (-10,2%), Francia (-2,1%) e Germania (-1,6%).

E’ segno – ha commentato il sottosegretario allo Sviluppo economico con delega al Commercio estero, Adolfo Urso – che la crisi economica internazionale è arrivata e saranno mesi difficili per le nostre esportazioni’. In questo quadro negativo che riguarda tutti i paesi europei, l’Italia resiste.

Il settore delle calzature, storico baluardo della produzione italian style, soffre ormai da tempo. L’Anci, l’Associazione nazionale calzaturifici italiani, sta cercando ora di puntare su una distribuzione più efficace per spingere sul Made in Italy. L’Associazione sostiene che occorra battere la concorrenza cinese (e non solo) il cui basso costo sottrae fette di mercato nella grande distribuzione.

Infine Urso sottolinea che il calo del costo del petrolio potrebbe portare a lungo termine dei benefici per la nostra bilancia commerciale.

Nei primi 10 mesi del 2008 il deficit per i minerali energetici è cresciuto di quasi 14 miliardi di euro rispetto allo stesso periodo dello scorso anno portandosi a 54,6 miliardi. Grazie al calo del prezzo del petrolio questo dato è però destinato a migliorare sensibilmente nei prossimi mesi e potrebbe portare anche ad un miglioramento della nostra bilancia commerciale, dove la componente energetica incide per oltre il 35%.

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