L’aumento dei prezzi dei carburanti e delle bollette della luce e del gas hanno subìto delle vere e proprie impennate. Se sommiamo anche l’incremento delle tasse locali, tutto cio’ ha prosciugato abbondantemente i tagli dell’Irpef. Anzi, il saldo e’ sicuramente negativo. Gli italiani hanno speso nel 2006 circa 333 euro solo per le principali tasse locali, e cioe’ per le addizionali regionali e comunali Irpef e l’Ici. Tra il 2001 e il 2006 la crescita e’ stata pari a 70 euro. Una variazione, in questi 5 anni, del +26,3% contro un aumento dell’inflazione, sempre nello stesso intervallo di tempo, del 12% e del 3.7% del Pil nazionale. Questi dati emergono da un’indagine dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre che da anni fa un monitoraggio molto attento sull’andamento delle tasse locali. In base ai calcoli dell’Istituto, riferiti all’anno 2005, sul podio dei cittadini più vessati, oltre ai liguri, siedono anche i toscani (con 682,4 euro l’anno in media per abitante tra Ici, Tarsu, addizionali comunali ed altre imposte locali) e gli emiliani (675,3 euro), che superano di pochi centesimi i friulani (674,5 euro). Oltre i 600 euro anche lombardi e i laziali. All’opposto, invece, i pugliesi fanno compagnia a siciliani e lucani, con un’imposizione per tutti inferiore ai 350 euro. Gli enti locali calabresi chiedono 372,5 euro l’anno per ogni abitante della regione. Guardando a macro-aree, è il Centro a pagare di più, con 639,2 euro, contro i 381,9 del Sud e i 625,8 del Nord.
La differenza tra Nord e Sud è ancora evidente, è positivo che si paghino meno tasse? O questo sconto si traduce in un taglio anche nell’erogazione dei servizi? Fatto sta che i comuni esercitano un ruolo prioritario nella pubblica amministrazione e nell’erogazione di servizi, quindi un comune con meno risorse finanziarie ovviamente offrirà meno per quel che concerne l’assistenza.
VIA | ANSA