Fondo statale taglia-debiti

 Chi sta pensando seriamente all’abbattimento del debito pubblico nel nostro paese? A Via XX Settembre si sta lavorando proprio per raggiungere questo obiettivo, con il Tesoro che si è posto un traguardo piuttosto ambizioso: in effetti, il risultato da raggiungere nell’immediato sarà la riduzione di circa 100-150 miliardi di euro relativi a questo debito, cercando di assegnare un valore migliore al patrimonio pubblico. Ecco allora che tornano d’attualità le dismissioni. La situazione è profondamente mutata dalle fusioni di parecchi anni fa, ora il processo è più articolato ed un esempio era stato messo in luce dall’ex ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, il quale aveva indetto recentemente un seminario per discutere dell’argomento e quantificare l’importo di questo stesso patrimonio.

D’altronde, con un debito pubblico di 1.800 miliardi di euro non si può davvero più attendere un minuto di più. Che cosa si farà stavolta? Vista la situazione in cui versa l’Italia e l’intera eurozona dal punto di vista finanziario e dei titoli debitori, le idee da percorrere sono sostanzialmente due. Anzitutto, si potrebbe procedere con un prelievo una tantum sulla ricchezza incamerata dalle famiglie, ma soltanto per quel che concerne dei livelli molto alti. Il governo Monti non sembra però intenzionato ad affidarsi a una soluzione del genere, ma l’idea potrebbe anche essere adottata con delle opportune compensazioni sulle dichiarazioni dei redditi. L’alternativa, invece, consiste nel valorizzare in maniera realistica le attività pubbliche e il tutto in tempi rapidi.

L’ipotesi è quella di seguire l’esempio degli Stati Uniti, con delle grandi smobilitazioni di edifici per quel che riguarda gli enti locali, grazie soprattutto al prezioso contributo di grandi fondi immobiliari. In questo modo, vi sarebbe una partecipazione attiva da parte dei cittadini, senza dimenticare il possibile fondo da trecento miliardi di euro, strumento da sfruttare per offrire tutti gli attivi in garanzia e andare a riacquistare nuovamente i titoli di Stato a prezzi più bassi.

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