Smart working e proroghe, cosa succede

Cambia lo smart working. Come? Vengono a mancare le proroghe valide fino allo scorso 31 marzo. Queste concernevano l’accesso a questo modello lavorativo particolare.

Cosa accade con lo smart working

La pandemia di coronavirus ha accelerato una transizione che da tempo aspettava di essere testata. Lavorare da remoto  ha consentito di poter mantenere attivo il sistema produttivo in tutto il mondo e in diversi settori. Con la fine di marzo 2024 si sono esaurite le deroghe relative ai genitori con bambini fino a 14 anni e ai lavoratori fragili.

Questo non significa che lo smart working verrà cancellato, semplicemente che l’accesso semplificato non esisterà più. Nel settore privato chiunque voglia richiedere lo smart working dovrà farlo in base ad accordi individuali siglati con l’azienda coinvolta.

In questi anni anche i datori di lavoro si sono resi conto che, messi nelle condizioni di poter gestire da casa il proprio lavoro, i lavoratori risultavano essere più produttivi. Ciò non toglie che passata l’emergenza vi sia il bisogno di una maggiore presenza in sede. Questo non significa non tenere da conto delle esigenze dei lavoratori, dato che comunque coloro che hanno bambini con meno di 12 anni, figli disabili e i lavoratori con più di 65 anni o affetti da disabilità potranno contare su una certa priorità di richiesta.

Lo smart working non è stato in grado solamente di dar vita a una più corretta gestione dei tempi. È stato anche in grado di aiutare l’ambiente. Sono 480 kg risparmiati di anidride carbonica per lavoratore su base annuale nel caso di due soli giorni di smart working.

Azienda preserva autonomia decisionale

Per quanto poi l’azienda mantenga l’autonomia decisionale per quel che concerne se concedere lo smart working o meno, in caso di mancata applicazione della priorità questa potrebbe comunque perdere l’accesso a bandi pubblici e a bonus contributivi.

Le stime attuali presentate dall’Osservatorio sullo smart working della School of management del Politecnico di Milano raccontano che i 3,5 milioni di lavoratori che nel 2023 hanno lavorato da remoto potrebbero crescere ancora nel 2024.

Per quel che concerne il settore pubblico le deroghe sono scadute alla fine di dicembre 2023. I lavoratori pubblici che hanno continuato a usufruire di questo approccio al lavoro lo hanno fatto grazie ad accordi individuali presi con l’azienda. In caso di accordi di tipo indeterminato presi durante la pandemia, questi potranno essere sottoposti a delle modifiche.

In generale, in entrambi i casi, per accedere allo smart working i lavoratori dovranno sfruttare degli accordi individuali che possono essere un proseguimento di quelli passati concordati tra le parti o accordi ex novo.