Bper e Banca popolare di Sondrio, approvata fusione

Bper e Banca popolare di Sondrio hanno approvato il progetto di fusione. Aggiungendo un ulteriore tassello a questa partita di risiko bancario italiano in attivo da mesi.

Le specifiche della fusione Bper-Bps

I consigli di amministrazione delle due banche hanno dato il via libera al progetto di fusione che prevede l’incorporazione della Banca Popolare di Sondrio all’interno di Bper Banca. Come immaginabile questo rappresenta un passaggio cruciale per il gruppo bancario modenese. Il quale intende rafforzare la propria presenza territoriale e migliorare l’efficienza operativa.

Dal comunicato congiunto pubblicato emerge che l’operazione punta a generare sinergie molto significative. Basti pensare che quelle di costo sono stimate in circa 190 milioni di euro all’anno ante imposte grazie alla razionalizzazione delle strutture e all’aumento della densità operativa.

A queste si aggiungono sinergie di ricavo stimate in circa cento milioni di euro annuali, derivanti da una migliore offerta ai clienti, maggiori servizi ad alto valore aggiunto e cross-selling tra le due reti. Dobbiamo però sottolineare che è presente un costo di integrazione una tantum di circa 400 milioni di euro ante imposte da sostenere per la maggior parte entro il 2025 e il resto entro il 2026.

Il progetto prevede che l’efficacia della fusione sia raggiunta nella seconda metà di aprile 2026, dopo l’approvazione delle assemblee straordinarie delle due banche e al rilascio delle autorizzazioni da parte delle autorità di vigilanza del settore bancario. Il rapporto di cambio tra le azioni delle due banche è previsto in 1,45 azioni Bper per ogni azione ordinaria della Popolare di Sondrio.

Come verranno gestite le filiali

Dal punto di vista organizzativo e territoriale, il progetto prevede l’accorpamento di circa 90 sportelli nelle regioni del Centro-Nord (esclusa la provincia di Sondrio), al fine di ridurre sovrapposizioni e migliorare l’efficienza della rete fisica.

Avverrà poi un piano di uscita volontaria che interessa circa 800 dipendenti, mirato a favorire il ricambio generazionale e a gestire in modo ordinato la fusione delle strutture operative.

La fusione viene descritta dalle due banche come “una leva strategica per accelerare la crescita” e contestualmente massimizzare la creazione di valore per tutti gli stakeholder. Non è quindi una semplice fusione ma una “espansione” decisa per ottimizzare i costi, sfruttare economie di scala. E potenziare l’offerta bancaria nel mercato di riferimento. Traducibile per i clienti in più servizi e una maggiore stabilità dell’istituto

Quel che bisogna comprendere e se i due istituti saranno in grado di trasformare in realtà quello che su carta sembra essere un piano ottimale.