Eni sbarca in America

Eni Spa ha annunciato ieri l’avvio dello sviluppo del giacimento di Nikaitchuq, nell’offshore dell’Alaska, nell’area di North Slope. L’estrazione di petrolio ad una profondità media di 3 metri riguarderà riserve recuperabili stimate per circa 180 milioni di barili di petrolio. Eni è in possesso del 100% degli interessi sul campo, grazie anche alle quote (30%) ottenute dall’acquisizione degli asset in Alaska di Armstron O&G. Il restante 70% proviene invece da Anadarko. Dopo l’annuncio Eni è salita in Borsa dell’1,37% a 22,15 euro.

L’operazione prevede un investimento di 1,45 miliardi di dollari, cifra molto più alta di quella di 900 milioni che Eni aveva annunciato nell’aprile del 2007, dopo aver ottenuto il pieno controllo dell’area. In un comunicato Eni ha confermato l’inizio delle operazioni e ha annunciato che la produzione di petrolio dovrebbe avere inizio a partire dal 2009. Nei piani dell’azienda sono previsti 70 pozzi. Il petrolio estratto sarà inviato ad un impianto di trattamento con la capacità di 40 barili al giorno e da lì trasportato alla rete di Kuparuk a 22 km di distanza e collegata al Trans Alaska Pipeline System.


In occasione dell’annuncio della prima operazione della compagnia petrolifera italiana in Alaska il Wall Street Journal le ha dedicato un’intera pagina in cui sottolinea l’abilità dell’azienda nell’espandersi al di fuori del proprio territorio, considerando che negli Stati Uniti Eni sarà in casa dei due grandi colossi Chevron ed Exxon Mobil. Secondo il quotidiano di informazione economica la scelta di spostare i propri investimenti verso altri lidi, ed altri continenti, è dovuta in particolar modo alla necessità di diversificare il proprio portfolio, troppo legato a paesi come Iran o Nigeria, in cui l’instabilità politica tipica dell’area africana e mediorientale rischia di compromettere la buona riuscita degli affari.

Negli Stati Uniti Eni ha anche interessi nell’area del Golfo del Messico; possiede una partecipazione di 401 blocchi, di cui il 70% è in acque profonde. La produzione giornaliera dei giacimenti nel Golfo del Messico si attesta intorno ai 110.000 barili al giorno. Eni ha anche aumentato la capacità di ricevere gas naturale liquefatto del campo sul Missisipi, altra zona degli Stati Uniti in cui è presente. La compagnia petrolifera italiana aveva previsto una crescita media annuale del 3% fino al 2013, proiezione che però andrà rivista in seguito ai ritardi nelle esplorazioni in Kazakhistan ed il conseguente allungamento dei tempi per la produzione di petrolio.
Via|La Repubblica

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