Rcs sospesa al ribasso torna sotto 1,5 euro

 Partenza in forte ribasso per il titolo Rcs MediaGroup, che resta nel mirino della speculazione dopo che nel giro di nove sedute di borsa aveva moltiplicato il suo valore di un fattore superiore a 5 portando la quotazione a un passo dalla soglia psicologica dei 3 euro. Stamattina le azioni della società editoriale, che controlla Il Corriere della Sera, sono in forte calo. Attualmente il titolo è sospeso per eccesso di ribasso ed è in asta di volatilità. Il ribasso teorico è ora del 7,61% a 1,432 euro.

Le azioni Rcs sono già scese fino a 1,32 euro, segnando così un ribasso intraday del 17,4%. Dopo aver toccato il 6 settembre il livello più alto da fine 2007 a 2,99 euro, il valore delle azioni Rcs è clamorosamente crollato fino al 126% in tre sedute. La volatilità è su livelli altissimi, per cui è praticamente impossibile effettuare previsioni sull’andamento futuro del titolo.

Intanto, secondo quanto scritto dal settimanale Milano Finanza, il delisting del titolo non sarebbe un’ipotesi da escludere a priori visto che il flottante è sempre più esiguo. Viene scritto che Rcs dovrebbe procedere con un aumento di capitale di 400 milioni di euro, ma non viene esclusa l’opzione relativa all’emissione di un prestito obbligazionario convertibile. Nel frattempo la speculazione sul titolo Rcs ha attirato l’attenzione della Procura di Milano, che vuole vederci chiaro sui recenti movimenti delle azioni a Piazza Affari. L’avvocato Luigi Giuliano Martino tiene in piedi l’ipotesi di insider trading, ovvero di abuso di informazioni privilegiate.

Il legale della Procura milanese ritiene che ci sia una situazione poco chiara sullo stato del flottante, ora dell’11% ma che secondo i regolamenti di Borsa Italiana dovrebbe essere almeno del 25%. In realtà, la regola del flottante minimo vale solo nel momento della quotazione, mentre successivamente Borsa Italiana mantiene una certa discrezionalità a meno che non avvengano movimenti sospetti sul flottante. Secondo la Consob, però, circa la metà degli scambi è stata messa in atto dai day-trader.

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