Si è conclusa la settimana peggiore da sempre per le Borse mondiali e per Piazza Affari

 E’ stata la settimana più nera della storia della Borsa. Ieri il panico ha preso il sopravvento in Europa guidando gli investitori vesro un ribasso diffuso e incontrollato e neanche la decisione della Consob di vietare le vendite allo scoperto su tutto il listino è riuscita ad arginare la caduta. L’indice S&P/Mib di Milano ha perso il 7,1%, Londra -8,8%, Parigi -7,7%, Francoforte -7%. In serata gli operatori hanno lasciato le loro postazioni per un week end di angoscia, in attesa di qualche segno di conforto da Wall Street, che almeno in parte è arrivato. Ma ora l’angoscia diventa pressante per quello che potrà succedere lunedì mattina alla riapertura dei mercati. Addirittura è circolata l’ipotesi di una chiusura delle Borse per il tempo necessario “a riscrivere i regolamenti, le regole della finanza internazionale”.

Lo ha detto il capo del governo Silvio Berlusconi, costretto poi a smentire che questa ipotesi sia mai stata ventilata da qualche leader politico internazionale (“nemmeno da me”, ha detto). Berlusconi ha annunciato per domenica una riunione dei leader europei a Parigi e, a breve, la convocazione di un G-8 straordinario. In serata anche il governo americano ha smentito l’ipotesi di una chiusura dei mercati. “Non abbiamo mai pensato di interferire con il funzionamento dei mercati”, ha detto un portavoce della Casa Bianca a Washington. Alcuni trader sono tornati a casa con la speranza che i ribassi spaventosi di questi giorni si spieghino con la vendita forzata delle attività di Lehman Brothers. Una volta terminate queste vendite, il mercato dovrebbe ritrovare stabilità. Nella settimana l’indice S&P/Mib ha perso il 21%. La perdita dall’inizio dell’anno è del 47%. L’indice Mibtel è sceso ieri a 15.438 punti, fermandosi appena al di sopra di quota 15.125, il minimo toccato nel marzo 2003. Ancora una volta le perdite più gravi sono per le banche: Unicredit -13%, BancoPopolare -12,9%, Ubi -12%. La paura di un’imminente recessione mondiale sta facendo cadere i prezzi delle materie prime, a partire ovviamente dal petrolio. Il greggio americano Wti ha perso il 7% scendendo a 79 dollari al barile. Forti le ripercussioni sui titoli del settore. Eni -7%, Tenaris -15%.
Nel fuoco del ribasso sono bruciate anche TelecomItalia -9% ed Enel -8,5%.
Fra i pochi salvi, Italcementi +2,1%, Bulgari +1,6%, Atlantia +1,4% e Geox +1%. Chiusura positiva anche per Indesit +4,5% e MaireTecnimont +2,5%.

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