Tagli banche italiane

 I prossimi cinque anni saranno un periodo di dimagrimento per le banche italiane. A conferma di ciò basta osservare i numerosi piani di ristrutturazione avviati (o da avviare) da parte delle aziende di credito tricolori: già 13 programmi, che puntano a più di 15 mila esodati, quasi 20 mila persone da riprofessionalizzare e tanto, tanto altro, per portare il costo del lavoro nelle banche italiane a un livello competitivo, in un clima di forte difficoltà della domanda locale.

“Da quando a gennaio Abi e sindacati hanno firmato il contratto nazionale, peraltro ora bollato come insostenibile nei documenti del comitato esecutivo di Palazzo Altieri, sono stati 13 i piani di ristrutturazione varati dagli istituti di credito del nostro Paese” – ricordava pochi giorni fa Massimo Restelli su Il Giornale – “Impressionante l’accelerazione di dicembre quando, con l’obiettivo di risolvere il problema prima di chiudere i bilanci, Bipiemme (700-800 esuberi), Ubi Banca (650), Monte Paschi (1.020 pensionati e1.100 esternalizzazioni) e, ieri, Cariparma hanno firmato l’accordo con i sindacati per tagliare il personale” (vedi anche Banca Mps stop ai Monti-bond dalla Bce).

Per non parlare poi delle banche di credito cooperativo, che hanno raggiunto il nuovo contratto nazionale “salvando” di fatto, il taglio di circa 4 mila addetti in eccesso. Per quanto concerne la natura dell’accordo, i quasi 37 mila lavoratori delle Bcc e delle Casse rurali otterranno un aumento salariale di 170 euro, da versarsi a scaglioni.

Come avverrà in altre banche, anche le Bcc potranno aprire fino alle 20, alimentando contemporaneamente un «Fondo per la nuova occupazione» finanziato con il concorso dei dirigenti: le linee guida prevedono lo 0,125% del salario fisso e lo 0,375% del variabile, cui dovrà aggiungersi il contributo del cda (vedi anche Raccolta banche in crescita).

“Gli incagli provocati dalla difficoltà di famiglie e imprese a restituire i finanziamenti ricevuti, alleggeriranno però i bonus. L’articolo 29 del documento prevede infatti che, nel calcolare i «premi di risultato», le Bcc dedurranno dal risultato lordo di gestione «una quota pari al 30% delle rettifiche» nette per il deterioramento crediti. L‘austerity proseguirà sui bilanci 2013 e 2014, con deduzioni pari rispettivamente al 40% e al 50% degli incagli” – conclude Il Giornale nel suo approfondimento.

Lascia un commento