Cina, l’inflazione comincia a rallentare

 Il tasso di inflazione fatto registrare dalla Cina a ottobre è stato il più basso in assoluto degli ultimi cinque mesi: questo rallentamento dell’indice dei prezzi al consumo è stato agevolato, in particolare, dai moderati guadagni che sono stati conseguiti dai prezzi alimentari, i quali hanno fornito ai policy makers un nuovo spunto per sostenere la relativa crescita economica. Nel dettaglio, l’inflazione della seconda economia mondiale è cresciuta di 5,5 punti percentuali rispetto allo stesso periodo di un anno fa, come hanno chiaramente messo in mostra le statistiche cinesi. Molti analisti si erano invece sbilanciati con un valore decisamente più alto (6,1%), mentre anche i prezzi della produzione hanno subito dei ricavi inferiori alle attese.

Questa decisa attenuazione potrebbe ora consentire al premier cinese Wen Jaiabao di allentare la pressione fiscale e le altre politiche monetarie che sono state attuate fino a questo momento, dato che le principali compagnie sono da tempo alla ricerca di una forte restrizione del credito, soprattutto alla luce delle minacce per l’esportazione derivanti dalla recessione dell’eurozona. Secondo lo stesso Wen, questo declino può essere definito come “ovvio”, una naturale conseguenza di quanto fatto finora dall’ex Impero Celeste. L’ambiente esterno decisamente ostile, poi, potrebbe essere fronteggiato mediante delle minori richieste di riserve valutarie ai più importanti istituti di credito del paese. Questi dati, tra l’altro, hanno provocato dei movimenti evidenti per quel che concerne i listini azionari; nello specifico, il sottostante Shanghai Composite è aumentato di 0,7 punti percentuali, attestandosi a quota 2.520,08 punti, mentre l’interest rate swap annuale è calato di 1,25 punti base.

La migliore inflazione, come già accennato, la si deve al comparto alimentare: in effetti, sintomatiche sono state le performance del maiale, le cui tariffe sono salite del 38,9%, mentre giusto un mese prima il ritmo era stato superiore (+43,5%), ma il rallentamento in questione ha coinvolto molti altri prodotti e beni.

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