Evergrande, arrestato direttore esecutivo NEV

Evergrande ancora alle prese con problemi aziendali. È lecito definire così infatti l’arresto del direttore esecutivo della Evergrande NEV, ovvero la controllata delle auto elettriche collegata al colosso immobiliare cinese.

Cosa è successo a Evergrande NEV

Non dobbiamo dimenticare che Evergrande è in default dalla fine del 2021. E il fatto che una sua importante controllata, attualmente ancora stabile nonostante tutto, sia protagonista di un simile fatto di cronaca non aiuta di certo il gruppo.

A spiegare che il direttore esecutivo di Evergrande New Energy Vehicle sia in stato di arresto ci ha pensato direttamente la società attraverso una nota inviata alla Borsa di Hong Kong. I titoli, dobbiamo sottolinearlo, sono stati momentaneamente sospesi in attesa di ulteriori informazioni per poi riprendere le trattative nel pomeriggio.

Ovviamente ciò che è accaduto non rimarrà privo di conseguenze. Anzi, quel che bisogna chiedersi è se l’arresto potrà avere conseguenze dirette anche sulla gestione della controllata. È innegabile infatti che le difficoltà di Evergrande stiano già colpendo NEV. Proprio nel marzo del 2023 la compagnia aveva reso noto di essere impegnata per garantire la giusta liquidità al servizio delle proprie attività primarie. Non dobbiamo dimenticare che nel 2022, in ritardo rispetto a quello che aveva preventivato, NEV ha iniziato la produzione del suo primo veicolo elettrico.

L’arresto del direttore esecutivo arriva come un fulmine a ciel sereno per un’azienda che già tra l’aprile 2022 e il luglio 2023 aveva visto le proprie azioni essere sospese. In quel caso tutto dipendeva dalla mancata pubblicazione dei risultati finanziari da parte di Evergrande NEV.

Rischio liquidazione molto alto

Attualmente vale circa 570 milioni di dollari: 5 anni fa ne valeva quasi il doppio. Quest’ultimo “episodio” di certo non farà bene al gruppo di Shenzen, schiacciato dai debiti. Si parla di ben 330 miliardi di dollari. E il tempo stringe dato che il tribunale di Hong Kong ha concesso lo scorso dicembre tempo fine a fine gennaio per la presentazione di un piano di ristrutturazione.

Nel caso in cui non si riuscisse a trovare un accordo che coinvolga il sostegno dei creditori, la società potrebbe davvero essere liquidata. Con conseguenze devastanti dal punto di vista finanziario e occupazionale. Il crollo di un simile colosso non avrebbe effetti devastanti solo sul territorio cinese. La caduta di così importanti gruppi finanziari non di rado causa un effetto domino che porta interi settori a risentire di riflesso alcune criticità.

Questo, al netto delle difficoltà occupazionali che la liquidazione di una società del genere sottintende. Anche nel caso di un salvataggio in extremis da parte di un eventuale compratore, sarebbero potenzialmente molti i lavoratori che rimarrebbero a casa.