Quello attuale non è un gran momento per la piazza azionaria di Wall Street, che ieri ha chiuso l’ottava con ampi ribassi e con tanti dubbi e poche certezze; nell’ultima sessione della settimana, infatti, il Dow Jones ha lasciato sul parterre un punto e mezzo percentuale, mentre il Nasdaq ha addirittura perso quasi il 2% non solo per i timori sul debito dei Paesi europei, ma anche per effetto della valanga di inchieste avviate dalla Procura di New York e dalla SEC, l’equivalente americana della nostra Consob, riguardo a presunte operazioni di ingegneria finanziaria, con diffusione di dati falsi, con le quali i mutui subprime sono stati letteralmente “impacchettati” e venduti sul mercato con lo stesso rating, o quasi, dei titoli di Stato tedeschi.
Il dubbio che ciò fosse avvenuto negli anni scorsi è oramai ben radicato anche tra gli analisti e gli investitori di Wall Street, ma adesso si fa sul serio visto che nel mirino delle indagini ci sono non solo le grandi banche d’affari a stelle e strisce (leggasi Goldman Sachs, Citigroup e Merrill Lynch, controllata da Bank of America), ma anche alcuni grossi calibri del credito europei.
E così, non solo si indaga sulla diffusione alle agenzie di rating di informazioni false da parte delle banche d’affari al fine di poter ottenere dagli strumenti finanziari “creativi” il massimo rating possibile, ma si punta anche a vederci chiaro dal versante di chi questi strumenti finanziari li ha acquistati rimanendo con il cerino in mano. Prima di acquistarli, le banche d’affari hanno messo in guardia i propri clienti dal rischio di potersi ritrovare con in mano carta straccia? I più maliziosi al riguardo una risposta ce l’hanno, ma serve quella della Procura e della SEC per infliggere eventualmente delle sanzioni esemplari che, visto il disastro economico e finanziario degli ultimi due anni, non sarebbero mai abbastanza.