Aumento capitale Unicredit

 Anche se alla data del 27 gennaio – termine ultimo per l’esercizio dei diritti di opzione – manca ancora ben più di qualche ora, dalle parti di Unicredit trapela un sentimento di soddisfazione in merito all’esito dell’aumento di capitale cui la banca di Piazza Cordusio ha dovuto ricorrere al fine di ripatrimonializzare le proprie strutture, e rispettare così le onerose indicazioni fornite negli scorsi mesi dall’European Banking Association, l’autorità che rappresenta gli istituti bancari a livello europeo.

L’aumento di capitale, del controvalore complessivo di 7,5 miliardi di euro, sembrerebbe infatti accingersi verso un completo esaurimento. I primi commenti in tal senso si sono avuti sabato mattina, quando – cioè – la banca è entrata in possesso delle prime analisi tempestive in merito all’andamento delle vendite dei diritti di opzione, che potevano essere ceduti (in cambio di un controvalore monetario) entro le ultime ore di venerdì.

Stando a quanto si legge dalle osservazioni diffuse a mezzo stampa, pochi sarebbero stati i diritti di opzione venduti dal comparto retail, da quei piccoli azionisti sui quali Unicredit vuole contare per creare una base stabile di investitori. Considerato il decremento delle vendite dei diritti di opzione provenienti da tale comparto, c’è da sperare che l’aumento di capitale possa essere trascinato a conclusione positiva proprio grazie al supporto dei piccoli azionisti, che hanno deciso di sfruttare l’occasione di un pricing relativamente conveniente, per acquisire le nuove azioni in collocamento.

Gli occhi sono ora puntati verso la scadenza del 27: al termine di tale data, infatti, finalmente Unicredit potrà guardare al suo interno con maggiore serenità, analizzando quale sarà la nuova composizione del capitale sociale. È ben noto che grazie all’attuale operazione, a crescere in termini di influenza sarà il Fondo sovrano Aabar, che si è detto pronto a salire al 6,5%. Cala invece la presenza di soci libici, con la Fondazione Cariverona dovrebbe perdere 0,7 punti percentuali passando dal 4,2% al 3,5%. In rafforzamento alcuni fondi di investimento internazionali, mentre Blackrock, che si era lasciata sfuggire (per poi ritrattare) di aver ceduto sul mercato la propria quota sotto il 2,5%, dovrebbe rimanere intorno al 3,1%.

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