Moody’s taglia il rating dell’Italia

 Moody’s, una delle principali agenzie di rating al mondo, ha tagliato ancora il rating italiano. Il giudizio sul merito del Paese viene retrocesso di due notch, portandolo da A3 a Baa2, con mantenimento di un outlook negativo. La notizia è arrivata mentre il primo ministro Mario Monti sbarcava negli Stati Uniti per recarsi alla Allen Conference, incontrando il gotha della finanza e delle nuove tecnologie statunitensi. Ma quali sono state le determinanti alla base della scelta di Moody’s?

L’agenzia di rating, nella nota che ha accompagnato il declassamento, ricorda come tra i principali fattori determinanti la decisione vi siano gli aumenti dei costi di finanziamento del Paese, l’erosione sul fronte degli investimenti esteri, e il rischio di contagio dalle vicine Grecia e Spagna. Peso incisivo anche sul fronte della disoccupazione, peraltro certificata da un recente approfondimento della Bce.

Ma non solo: l’agenzia di rating punta infatti il dito anche su altri elementi, come il “deterioramento delle prospettive economiche nel breve termine”, o ancora il “clima politico che, con l’avvicinarsi del voto della prossima primavera, è fonte di un aumento dei rischi”. Di qui la contemporanea decisione di confermare l’outlook negativo, con l’Italia che rimarrà ancora a lungo sotto stretta osservazione da parte dell’agenzia di rating, per la quale i rischi che gravano sull’attuazione delle riforme rimangono elevate.

Ancora, Moody’s riporta come il Paese sia in recessione, e con tale situazione sia aumentato “il peso dell’austerity e delle riforme sulla popolazione italiana”. A sua volta, tale scenario porta le forze politiche a frenare l’azione del governo, che pure ha messo in campo “un programma di riforme che ha davvero le potenzialità per migliorare notevolmente la crescita e le prospettive di bilancio”. Eppure, la recessione sembra esser sempre di più consolidata, e cercare di raggiungere l’obiettivo del risanamento dei conti pubblici, con il pareggio di bilancio nel 2013, rischia di essere slittato di almeno due anni.

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