Quanto costa il caro-spread a famiglie e imprese

 Negli ultimi mesi la parola “spread” è diventata sinonimo di paura. Perché il governo è costretto a pagare tassi di interesse più alti quando lo spread aumenta. Perché le famiglie devono fare i conti con mutui più cari. Perché le aziende sono costrette a costi di finanziamento più elevati. Negli ultimi due mesi lo spread – ovvero il differenziale di rendimento tra il titolo di stato italiano e quello tedesco con durata decennale – si è finalmente placato. A luglio scorso aveva superato quota 500 punti, ma ad inizio settembre il valore dello spread Btp-Bund era a 330 punti.

Che cosa vuol dire per famiglie e imprese che lo spread aumenta o diminuisce di un certo numero di punti? Secondo un gruppo di economisti della Banca d’Italia, ogni aumento di 100 punti dello spread – con un ritardo di un trimestre – equivale ad un incremento di 50 punti base sui tassi di interesse applicati sui finanziamenti alle imprese e di 30 punti base sui mutui immobiliari alle famiglie.

L’aumento dello spread causa difficoltà nella raccolta delle banche, soprattutto quando imperversa una crisi finanziaria. Non a caso, dalla metà del 2010, le turbolenze sui mercati hanno accentuato la trasmissione dell’incremento dello spread sui tassi bancari. Inoltre è avvenuto anche l’aumento del costo della raccolta all’ingrosso delle banche, come ad esempio con i bond bancari. Secondo gli esperti di via Nazionale, se il valore dello spread fosse rimasto invariato ai livelli del primo quadrimestre 2010, gli interessi sarebbero più bassi di 170 punti per le aziende e di 130 punti per le famiglie.

A fine 2011, però, lo spread toccò il massimo storico a 575 punti base, decretando tra l’altro il crollo del governo Berlusconi. Secondo lo studio degli economisti di Bankitalia, quando lo spread aumenta di un punto percentuale avviene una riduzione dello 0,7% del tasso di crescita annuale dei prestiti alle aziende. Ecco perché quando il differenziale aumenta, come avvenuto ad esempio ieri (di oltre cinque punti percentuali a 375 punti base, ndr), governo, imprese e famiglie iniziano a tremare…

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