Rating Italia sarà tagliato da S&P secondo Citigroup

 La banca d’affari americana Citigroup continua a seguire con grande attenzione la vicenda legata alla crisi del debito sovrano nella zona euro. Ieri a mercati chiusi Citigroup ha rilasciato il suo outlook sui debiti sovrani e si è soffermato sull’Italia, il paese considerato da tutti “too big to fail” tra gli stati dell’Europa periferica. Secondo quanto riportato dal quotidiano economico-finanziario MF MilanoFinanza, gli analisti della banca a stelle e strisce si aspettano che il rating sul debito di lungo termine della Repubblica Italiana venga abbassato da Standard & Poor’s di due gradini (notch) nel medio periodo fino ad arrivare al livello “BBB-“.

Secondo Citigroup, quindi, nel giro di 2-3 anni il rating dell’Italia potrebbe peggiorare ancora avvicinandosi clamorosamente al livello “junk”, cioè spazzatura. Si tratta di un’ipotesi davvero poco ottimistica, visto che i rating junk fanno scattare pesanti vendite automatiche da parte di fondi pensione e altri investitori istituzionali che da statuto sono obbligati ad evitare i titoli più rischiosi, soprattutto quelli al livello spazzatura. Secondo Citigroup “i downgrade di medio termine rifletteranno l’incapacità del paese di ridurre l’enorme stock di debito in misura significativa”.

STANDARD & POOR’S CONSIDERA L’ITALIA UN RISCHIO PER L’EURO

Se le previsioni di Citigroup dovessero realmente concretizzarsi sarebbe, dunque, un bel guaio per il governo italiano che dovrebbe fare i conti con un brusco innalzamento dello spread Btp-Bund e quindi dei costi di rifinanziamento del debito. Secondo gli analisti della banca c’è anche un altro rischio: “Mentre il Fiscal Compact, se attuato, obbligherà il paese ad adottare misure di austerità, il pesante e persistente effetto legato ai tagli fiscali limiterà la riduzione del debito”.

RATING ITALIA TAGLIATO A BBB+ DA S&P

Intanto, nella conferenza stampa di ieri a Palazzo Chigi, il premier in pectore italiano Mario Monti ha dichiarato che “siamo sensibili alle esigenze di riduzione dello stock del debito, ma siamo sensibili anche alla misurata visione dell’interesse nazionale e le valutazioni di mercato degli asset produttivi sono sofferenti. Ciò non toglie che si possa ragionare”. Il viceministro dell’Economia, Vittorio Grilli, ha rimarcato che il dossier sulle dismissioni “non è chiuso”.

Lascia un commento