Berlusconi fa girare e gonfiare… l’economia

In principio furono alcuni, generici, “Provvedimenti di salvataggio per quelle banche che versano in uno stato di difficoltà”.

Quindi venne il giorno del “Decreto Anti-crisi” da 80 miliardi di euro, contenente agevolazioni su bollette e tariffe, tetto al 4% per i mutui (il Governo si accollerà l’eventuale eccedenza) e l’ormai celeberrimo sussidio per indigenti denominato “Social Card”.

E mentre i capi di Stato dei più importanti Paesi europei si sono incontrati nei giorni scorsi – tagliando fuori l’Italia – a discutere quali contromisure adottare per far fronte allo tsunami finanziario che rischia di indebolire in maniera significativa il “nostro” modello economico, il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, predica un sano ottimismo come soluzione alla crisi.

“Occorrono più fiducia e speranza” furono, nella sostanza, le parole del Premier all’assemblea dell’Unione degli industriali di Roma lo scorso 25 novembre.

“Il Governo si impegnerà per far sì che chi intraprende e rischia investendo capitali possa godere di un sostegno forte: è solo con la speranza di chi investe che possiamo uscire dalla crisi, che ormai è diventata un’atmosfera in cui ci troviamo immersi da alcune settimane”.

Una ricetta in cui il nostro crede – da sempre – ciecamente. E non solo rivolgendosi ai “colleghi” imprenditori, ma anche cercando di coinvolgere tutta la platea dei consumatori. Come quando si proclamò “campione di liberismo” e, spalleggiato dal ministro Tremonti, patrocinò una campagna pubblicitaria fondata sul concetto che ogni acquisto “Fa girare l’economia” (ricordate quel ragazzo con in mano un sacchetto giallo che girava la città scandendo un bel “grazie” a chiunque acquistasse qualcosa in un negozio?).

Questa la soluzione proposta da Berlusconi, che nonostante il periodo di magra e gli allarmanti dati su occupazione e produzione industriale continua a chiedere agli italiani di spendere, magari approfittando del periodo di feste. Negli anni del secondo mandato (2001 – 2006, seppure con la cesura del rimpasto), la ricetta di una spinta ai consumi come motore dell’economia non funzionò, e l’Italia continuò a trascinarsi gli annosi problemi di crescita economica che ancora oggi la affliggono; speriamo che, con questo ulteriore appello, le ottimistiche previsioni del Premier si possano avverare in modo da farci ripartire dal pantano della recessione.

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