L’inflazione è da costi e non da domanda?

La politica monetaria restrittiva consiste in un rialzo del costo del denaro e si attua per contrastare l’inflazione: fenomeno che si verifica quando ci si trova di fronte ad un aumento dei prezzi. Si aumentano i tassi di interesse affinchè si “domandi” meno denaro, ci sia meno moneta in circolazione e i prezzi diminuiscano. Tuttavia l’aumento del costo del denaro da parte della Bce ha avuto opinioni discordanti. Taluni analisti hanno concordato con questa decisione, altri l’hanno giudicata inopportuna, perché a detta di costoro, l’inflazione attuale è da costi: energetici, delle materie prime e agricole (e non inflazione da domanda).


L’inflazione da costi viene determinata da un aumento dei costi di produzione. L’imprenditore per mantenere inalterato il proprio profitto aumenterà i prezzi di vendita (profitto = ricavi – costi). Ad esempio un aumento dei salari o del prezzo delle materie prime verrà scaricato dal produttore con un aumento del prezzo di vendita. Se l’aumento dei prezzi delle materie prime o altro riguarda beni che uno Stato importa dall’estero (ad esempio il petrolio) si parlerà di inflazione importata.

L’inflazione da domanda invece si verifica quando la domanda di beni e servizi è in eccesso rispetto alle risorse del sistema economico (offerta). La domanda globale è quindi in eccesso rispetto alle capacità produttive del sistema. Se per esempio i cittadini ottengono un incremento di reddito, domanderanno una quantità maggiore di beni e servizi. Se non è possibile aumentare l’offerta in uguale quantità, i prezzi tenderanno ad aumentare. I consumatori faranno a gara tra di loro per accaparrarsi i pochi beni in circolazione e causeranno così un aumento dei prezzi.

I consumi ristagnano perché la gente non ha soldi e l’economia entra in una spirale pericolosa: la stagflazione.

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