Standard & Poor’s bacchetta anche la Slovenia

 Il lavoro di Standard & Poor’s prosegue indefesso: l’agenzia americana di rating può essere paragonata a Sanson e Mastro Titta, i boia della Rivoluzione Francese e della Roma ottocentesca, instancabili nell’utilizzare la scure. Quest’ultima è sempre più affilata e l’ultima “esecuzione” ha riguardato la Slovenia, stato membro dell’eurozona dal 2007: il debito sovrano di breve e lungo termine della nazione balcanica è stato infatti declassato da AA ad AA-, nonostante l’outlook sia rimasto stabile, a causa soprattutto della critica posizione fiscale del paese. Questa riduzione del giudizio dell’agenzia riflette inevitabilmente il deterioramento sloveno dal punto di vista economico, un declino cominciato nel 2008 a seguito della crisi globale; in aggiunta, il governo di Lubiana non ha finora presentato una strategia o un piano credibile per quel che concerne il consolidamento finanziario, come riconosciuto da diversi analisti ed economisti.

Non ci si deve stupire più di tanto, quindi, se i prestiti nazionali sono cresciuti in maniera piuttosto rapida: il sistema bancario non vive certamente uno dei suoi momenti migliori e il debito si gonfia a dismisura. La stessa Standard & Poor’s, ma il discorso vale anche per Fitch e Moody’s, si attendono una crescita del debito pari a ben quarantatre punti percentuali del prodotto interno lordo per quest’anno, un valore doppio rispetto a quanto registrato tre anni fa. La Slovenia va a fare idealmente “compagnia” alle altre vittime illustri delle agenzie di rating, vale a dire l’Italia, il Portogallo, la Spagna, Cipro e la Grecia, le nazioni dell’area dell’euro che vengono ritenute più a rischio.

Anche Moody’s e Fitch hanno già provveduto a declassare il paese dell’ex Jugoslavia, mettendo in luce le sue complicate finanze pubbliche, l’incertezza politica e la debole industria del credito. La prossima tornata elettorale, quella che dovrebbe spazzare via qualche incertezza, è prevista per il mese di dicembre: in tale occasione si conoscerà il nuovo esecutivo sloveno, il quale avrà il compito di progettare e realizzare riforme strutturali di primo piano.

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