Toshiba, i lavoratori ‘pagano’ la crisi

Nella speranza di superare lo scandalo delle frodi contabili, Toshiba ha annunciato la soppressione di 6.800 posti di lavoro, su un organico che alla fine dello scorso marzo contava 198.700 dipendenti.

Una ristrutturazione che coinvolge televisioni, pc ed elettrodomestici: un’azione drastica dettata dalla previsione di una perdita annuale record di 550 miliardi di yen (4,2 miliardi di euro) per l’esercizio che da aprile 2015 a marzo 2016: il rosso stimato è più che doppia rispetto agli utili cumulati degli ultimi 20 anni.

“Considerando quanto male si siano messe le cose, questo livello di ristrutturazione è il minimo che possano fare” dice a Bloomberg Mitsushige Akino, analisti di Ichiyoshi asset management che poi aggiunge: “Devono fare di più, ma non è facile come taglia persone e chiudere divisioni in perdita. La domanda è quali saranno i risultati due anni dopo la ristrutturazione”. La società ha deciso anche di vendere l’impianto di produzione di televisioni in Indonesia e di chiudere il centro di ricerca alla periferia di Tokyo.

Il numero uno del gruppo, Masashi Muromachi, sta lavorando con il management dopo le dimissioni dei precedenti vertici che si sono assunti la responsabilità delle irregolarità contabili. Toshiba ha già annunciato che intenterà un’azione legale nei confronti dei vecchi dirigenti, inclusi gli ultimi due direttori finanziari. “Avvero una forte responsabilità, farò tutto il possibile per traghettare la compagnia verso acque sicure e recuperare la fiducia di tutti” ha detto Muromachi. A complicare i piani del gruppo è anche la causa intentata alla compagnia dagli azionisti, mentre l’autorità giapponese di vigilanza sui mercati ha proposto una multa da 60 milioni di dollari. Nel frattempo, Toshiba stessa ha denunciato gli ex manager considerati responsabili degli illeciti. Oltre al taglio dei dipendenti della divisioni lifestyle, la compagnia ridurrà di mille unità i dipendenti della divisione corporate e di 2.800 lavoratori quella dei chip.