Berlusconi condanna confermata a 4 anni per gestione diritti tv

 La Corte di Appello di Milano ha confermato la condanna per Silvio Berlusconi a 4 anni di carcere e 5 anni di interdizione dagli uffici pubblici per il reato di evasione fiscale. I legali del patron della Mediaset hanno deciso di impugnare la sentenza, dopo aver letto le motivazioni della stessa depositate ieri dalla stessa Corte di Appello. Niccolò Ghedini e Pietro Longo, legali di Berlusconi, hanno dichiarato che nella motivazione della Corte le argomentazioni utilizzate sono “del tutto erronee e sconnesse rispetto alla realtà”.

Secondo i giudici era il Cavaliere a gestire i diritti televisivi e cinematografici, anche quando era premier. In base a quanto si legge nelle motivazioni depositate presso la Corte, “era assolutamente ovvio che la gestione dei diritti, il principale costo sostenuto dal gruppo, fosse una questione strategica e quindi fosse di interesse della proprietà, di una proprietà che appunto rimaneva interessata e coinvolta nelle scelte gestionali, pur abbandonando l’operatività giornaliera”.

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Nelle 194 pagine del provvedimento, i giudici hanno sottolineato a più riprese che la frode fiscale commessa da Berlusconi è stata compiuta sia quando era attivo in azienda sia quando era in politica. In pratica, secondo i giudici milanesi, presieduti da Alessandra Galli, “il costo dei diritti acquistati alla fonte subiva un cospicuo rialzo”. Ad agire per conto di Berlusconi c’era una ristretta cerchia di persone vicine al gruppo Mediaset: Bernasconi, Agrama, Cuomo, Lorenzano.

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Secondo i giudici, i fondi neri che arrivavano dalla compravendita dei diritti tv e cinematografici venivano poi utilizzati per attività illecite. Berlusconi avrebbe formato una galassia di società estere attraverso la Fininvest grazie all’aiuto dell’avvocato Mills. Molte società erano occulte e servivano per scopi illeciti: finanziamenti a uomini politici, corruttela degli inquirenti, corresponsione di somme a teste reticenti. A Piazza Affari le azioni Mediaset hanno chiuso la seduta di borsa con un calo del 3,91% a 2,36 euro. Ieri, però, Deutsche Bank ha alzato il target price sul titolo a 3 euro da 2,3 euro. Il rating è stato confermato a “hold” (tenere le azioni in portafoglio).