Superindice OCSE conferma rallentamento economia

 Il Composite Leading Indicator (CLI) dell’OCSE è un indicatore anticipatore dell’andamento dell’economia nel breve termine (presume l’economia a sei/nove mesi dopo la rilevazione). È curato dall’Ocse e a luglio ha segnalato un ulteriore rallentamento di alcune delle principali economie mondiali. Per l’Italia ha mostrato un calo a 99,6 da 100,3 segnalando una stagnazione per l’economia. L’indicatore relativo ai paesi dell’Ocse mostra invece una discesa a 101,6 da 102,1, mentre quello sui paesi del G7 mostra un calo a 102 da 102,5. Dalle statistiche elaborate dall’Ocse emerge un quadro che mostra una spesa pubblica in Italia in linea alle altre principali economie anche se con qualche differenza rispetto ad alcune voci di spesa pubblica.

Con la manovra correttiva protagonista di questa estate 2011, il costo del welfare dell’Italia e’ allineato agli altri paesi, la spesa per stipendi e’ inferiore mentre e’ piu’ elevata l’incidenza della spesa per il funzionamento della PA e il costo del debito pubblico.

Il rischio di un peggioramento della crescita sta diventando piu’ consistente in alcuni dei piu’ grandi paesi dell’Ocse anche anche se e’ difficile pensare che possa ripetersi un arretramento come quello del 2008/2009 – sottolinea il capo-economista dell’Ocse, Pier Carlo Padoan, illustrando l’ultima edizione dell’Economic Outlook dell’organizzazione. – Cio’ non toglie che l’impatto delle preoccupazioni sulla crisi del debito sovrano nell’Eurozona e negli Stati Uniti e le conseguenze delle turbolenze sui mercati finanziari di questa estate non sono stati ancora completamente inglobati negli indicatori delle nostre proiezioni. I Paesi devono focalizzarsi su quelle riforme strutturali che incoraggino la crescita. Oltre a questo e’ necessario migliorare la governance dell’area euro e rafforzare la capitalizzazione delle banche in considerazione della loro esposizione sui paesi in crisi con il loro debito perche’ la crisi del debito potrebbe di nuovo intensificarsi’. Lo si può notare dall’aumentata avversione al rischio sui mercati evidenziata negli alti spread, nel deprezzamento delle azioni e nel maggior costo delle emissioni corporate anche se non ancora nelle condizioni del credito.

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