Nel 2011 sono crollate le cartolarizzazioni bancarie

 Non è azzardato affermare che nel nostro paese si teme ancora l’effetto dei mutui subprime americani, la causa scatenante della grave crisi economica del 2008: non si spiega altrimenti il comportamento dei nostri istituti di credito, i quali sono molto accorti da questo punto di vista e dal 2007 hanno provveduto a ridurre in maniera piuttosto considerevole le cosiddette cartolarizzazioni. Nello specifico, si tratta della vendita di una attività, oppure di servizi di un’altra società mediante il collocamento di bond; di conseguenza, il credito in questione viene ceduto a dei soggetti terzi e il rimborso è in grado di restituire il capitale e le cedole di interessi. Ebbene, come ha spiegato la Consob (Commissione Nazionale di Società e Borsa), queste operazioni sono diventate sempre più rare nel corso del 2011.

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In particolare, come emerso dalla recente relazione annuale a Piazza Affari, le cartolarizzazioni che sono collegate ai mutui sono scese da 2,6 a 2,3 miliardi di euro nel giro di un anno, con un declino che può essere quantificato in dodici punti percentuali; allo stesso modo, le operazioni che si riferiscono ad altri eventi, come ad esempio le vendite di crediti o i famigerati strumenti derivati, sono anch’esse calate da 3,6 a 3,1 miliardi di euro (il calo è stato di poco superiore e pari al 13%).

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C’è comunque da sottolineare come l’intero continente europeo viva un fenomeno simile, con una contrazione delle cartolarizzazioni dei mutui che sta diventando sempre più evidente: il -13% in questione è ben testimoniato dai 170 miliardi di euro attuali, anche se qualche timido segnale di ripresa è stato registrato. Al contrario, le altre tipologie sono raddoppiate nel corso del 2011, a causa soprattutto dello sviluppo che ha subito il mercato di riferimento. Negli Stati Uniti, infine, la flessione di queste operazioni è arrivata a un massiccio 20%.

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