Terzo taglio dei tassi di interesse negli ultimi due mesi per la Cina: numerosi settori economici continuano a declinare

 La Cina taglia i tassi di interesse per la terza volta negli ultimi due mesi: l’operazione è volta a stimolare la crescita della nazione asiatica, dato che la crisi finanziaria globale sta sempre più minando la quarta maggiore economia mondiale. I tassi a un anno sono scesi al 6,66%, partendo da 6,93%, secondo quanto affermato dalla People’s Bank of China. Le cose non vanno meglio neanche per i tassi di deposito, scesi dal 3,87% al 3,60%. La debole domanda per le esportazioni e la sempre più bassa proprietà di mercato stanno minacciando di scatenare un crollo finanziario senza precedenti, dopo che la crescita è salita al tasso più basso degli ultimi cinque anni.

 

Il governo cinese ha provveduto a innalzare i rimborsi delle esportazioni, a tagliare i costi per gli acquisti di immobili e a impegnarsi in maggiori spese nelle infrastrutture, al fine soprattutto di proteggere gli impieghi e di sostenere l’espansione economica. Xia Bin, ricercatore dell’istituto State Council Development and Research Center di Pechino, si è così espresso:

L’economia della Cina è ancora ad alto rischio per quanto riguarda un drastico rallentamento e non si vede una soluzione efficace.

La produzione della nazione asiatica è cresciuta a livelli molto bassi a settembre e gli ordiniativi sono calati al minimo livello da tre anni a questa parte nel terzo trimestre.

Anche gli altri dati economici non sono incoraggianti: le vendite immobiliari sono scese di oltre 55,5 punti percentuali in quanto a volume, secondo quanto affermato dalla Xinhua News Agency. E’ la prima volta dal 2002 che la Cina taglia i costi dei prestiti: dopo la recente e disastrosa bancarotta di Lehman Brothers tali misure sono diventate via via più urgenti, seguendo anche l’esempio di altre cinque banche centrali. C’è da sottolineare infine che i tagli effettuati dal governo cinese sono stati accompagnati da riduzioni proporzionate al denaro che le banche detengono come riserva.

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