Btp meglio delle azioni negli ultimi 15 mesi

 Il vertice UE di Bruxelles, tenutosi lo scorso 28-29 giugno, è un evento in grado di creare i presupposti per forti riallocazioni nei portfolios dei grandi investitori istituzionali, ma anche dei piccoli risparmiatori retail. L’accordo raggiunto per mettere al sicuro l’euro e i paesi maggiormente in difficoltà potrebbe spingere molti investitori a considerare nuovamente appetibile l’investimento in titoli più rischiosi, in particolar modo l’equity. Negli ultimi 15 mesi, però, l’invesstimento in azioni italiane non ha di certo premiato, anzi è stato tra i peggiori a livello mondiale.

Di converso, i Btp hanno tenuto molto bene nonostante i ripetuti attacchi al debito pubblico italiano negli ultimi mesi di forti turbolenze finanziarie e nonostante il crollo del rating sovrano del Belpaese. I grandi investitori si sono tenuti a distanza dall’investimento in azioni italiane, in particolare dal settore finanziario. Ora ci si chiede se non sia il caso di rivedere le strategie, sottopesando i Btp e riproponendo l’investimento in azioni.

Dal 2011 i Btp hanno mostrato una evidente forza relativa nei confronti delle azioni italiane, anche senza contare il reinvestimento delle cedole. In realtà i titoli di stato italiani non vengono percepiti come strumenti finanziari a basso rischio da molto tempo e non sono certo come i Bund tedeschi, considerati veri e propri “beni rifugio”. Tuttavia, rispetto al crollo degli indici azionari la tenuta dei prezzi è stata nettamente migliore.

Se si fa un confronto tra l’indice di borsa Ftse Mib e il Btp future attraverso l’analisi intermarket, viene alla luce che sul mercato italiano c’è ancora un sentiment di avversione per il rischio nonostante la “ripresina” iniziata a fine giugno scorso (già prima del vertice UE). L’intermarket analysis studia le relazioni che si sviluppano tra i diversi mercati finanziari per fornire indicazioni utili in chiave di investimento. Il Btp è favorito anche dalle recenti misure relative allo scudo anti-spread, anche se un eventuale ritorno del clima di “risk on” potrebbe ribaltare la situazione.

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