Investimenti più redditizi dal crack Lehman

 Le immagini viste in tv di trader e banchieri che lasciano la sede della Lehman Brothers dopo il fallimento, portando con sé scatoloni pieni di effetti personali, sono ancora impresse nella mente di investitori e gente comune. Il crack della Lehman Borthers, avvenuto quattro anni fa, è diventato l’emblema del crollo della finanza. Da allora il sistema finanziario mondiale si è notevolmente ridimensionato, ma gli scandali non si sono di certo fermati e la speculazione ha continuato a colpire pesantemente i mercati prendendosi gioco di aziende e governi.

Tuttavia, da allora non tutto è andato perduto. La forte risposta delle banche centrali mondiali, che hanno immesso fiumi di denaro sui mercati, hanno risollevato le sorti della finanza con l’effetto indesiderato di provocare però gravi danni all’economia reale. Dal crack di Lehman Brothers è addirittura salito un po’ di tutto, tranne l’azionario italiano che solo da poco più di un mese ha rialzato la testa dopo essere crollato a fine luglio scorso sui minimi di sempre.

L’investimento più redditizio è stato senza dubbio quello in oro. Puntando sul lingotto dal 12 settembre 2008 al 31 agosto 2012 un capitale di 10mila euro si sarebbe trasformato in più di 24.500 euro per un rendimento superiore al 145%. Un grande affare, non c’è che dire. Anche se con risultati meno eclatanti, in seconda posizione tra gli investimenti più redditizi dal crack Lehman troviamo i T-Bond USA con un rendimento intorno al 69,5%, che beneficia anche dell’apprezzamento dell’11% del dollaro americano.

Ottima performance anche per le azioni hi-tech americane, che hanno guadagnato il 51% negli ultimi quattro anni a suon di innovazioni e profitti. A sorpresa spicca anche l’ottima performance dei Btp, con un rendimento superiore al 30%, nonostante l’impennata dello spread fin sopra 500 negli ultimi mesi. L’investimento in Btp avrebbe reso anche più dell’azionario americano (27%) e dell’azionario dei paesi emergenti (24,5%). Tra i peggiori investimenti c’è quello in azioni italiane: il capitale si sarebbe quasi dimezzato.

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