Cina: stretta monetaria per frenare crescita

Il 2008 per la Cina sarà il sesto anno consecutivo di crescita, la previsione è del Centro d’informazione dello Stato, le cui stime sono riportate dal giornale Shanghai Securities News. Secondo lo studio, la crescita del surplus commerciale cinese dovrebbe ridursi a causa del “protezionismo straniero” (molte aziende cinesi sono bersaglio di inchieste antidumping), delle incertezze sull’economia Usa e del ridimensionamento degli incentivi fiscali agli esportatori (finora un soggetto straniero che decideva di intraprendere un’ investimento diretto in Cina, godeva di una serie di agevolazioni fiscali alquanto vantaggiose, soprattutto nei primi anni d’impresa). Tuttavia questo non frenerà la crescita del Paese asiatico, il Centro prevede infatti per l’anno in corso una crescita del Pil del 10,8%, contro il +11,5% del 2007.


La Banca centrale cinese ha inserito in agenda per il 2008 ulteriori strette alla politica monetaria. Inoltre gli sforzi dell’istituto centrale del Paese asiatico saranno indirizzati anche a combattere l’inflazione. Una delle principali conseguenze di una crescita così galoppante è infatti l’aumento dell’inflazione, il governo cinese blocchera’ i prezzi di alcuni beni di prima necessita’ nel tentativo di bloccare l’inflazione. L’indice dei prezzi lo scorso novembre ha fatto registrare un tasso di crescita del 6,9%. La decisione e’ stata presa, in una riunione presieduta dal premier Wen Jiabao. I prezzi bloccati sono quelli del gasolio, del gas naturale e dell’elettricita’. Non sara’ possibile aumentare le tariffe di gas, acqua e riscaldamento.

La forte crescita ha incentivato gli speculatori, la frenesia borsistica ha ormai contagiato il Paese e tale frenesia ha certo buone giustificazioni, tuttavia la crescita borsistica è ormai troppo gonfiata rispetto alla pur forte espansione dell’economia reale, un esempio eclatante è quello delle esportazioni: i dollari generati dalla vendita di prodotti cinesi all’estero, convertiti in yuan per le aspettative di rivalutazione, non appartengono alle aree rurali interne della Cina e pertanto non raggiungono quelle zone che più ne avrebbero bisogno, inoltre i cittadini preferiscono investire in borsa piuttosto che depositare in banca, a causa di un settore del credito di non eccelsa affidabilità.

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