Citigroup taglia 11mila dipendenti e vola in borsa

 Il terzo più grande istituto bancario degli Stati Uniti, ovvero il conglomerato finanziario Citigroup, ha annunciato un piano per ridurre la forza lavoro del 4%, allo scopo di abbattere i costi e aumentare l’efficienza. Ciò vuol dire che la banca americana taglierà 11.000 posti di lavoro. Si trata di una decisione in linea con il piano di trasformazione della banca, che il nuovo amministratore delegato Michael Corbat intende portare avanti nei prossimi mesi, dopo aver sostituito a ottobre scorso l’ex ad Vikram Pandit.

Ieri il titolo Citigroup, quotato al Nyse con il ticker “C”, ha messo a segno una performance spettacolare chiudendo la seduta di borsa con un rialzo del 6,33% a 36,46 dollari. I volumi registrati sono stati i più alti dallo scorso 17 ottobre. Il titolo ha raggiunto un top intraday a 37,07 dollari, ovvero il massimo più alto dallo scorso 8 novembre. Il 18 ottobre scorso le azioni del colosso finanziario statunitense si erano spinte fino a toccare il massimo più alto da agosto 2011 a 38,72 dollari.

PIAGGIO E’ DA COMPRARE SECONDO CITIGROUP

Dai minimi di area 24,9 dollari toccati sul finire di luglio scorso, a Wall Street il titolo Citigroup ha guadagnato il 46,3%. Ieri l’ad Corbat ha dichiarato che la banca sta portando avanti un processo di trasformazione importante, come non accadeva ormai da anni. Il numero uno di Citi ha affermato che sono stati individuati prodotti e aree d’affari che non generano ritorni significativi alla banca. Ora il colosso bancario si aspetta costi per un miliardo di dollari nel quarto trimestre del 2012.

SAIPEM ESCE DALLA LISTA PREFERITI DI CITIGROUP

Per il 2013 sono attesi risparmi sui costi operativi per 900 milioni di dollari, mentre per il 2014 la cifra dovrebbe salire a 1,1 miliardi di dollari. Il processo di ridimensionamento dei costi riguarderà soprattutto la business unit del private banking. Il 35% degli oneri e la maggioranza degli esuberi riguarderà proprio le divisioni di banking e di consumer lending. Saranno poi chiuse una serie di filiali a Hong Kong, in Brasile, Stati Uniti, Korea e Ungheria. La riorganizzazione del gruppo porterà a una diminuzione dei ricavi per circa 300 milioni di dollari annui.

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