Come far ripartire la crescita in Italia con il private equity

 Secondo il parere di Innocenzo Cipolletta, eletto da poco presidente dell’associazione italiana del private equity e venture capital (Aifi), “i fondi di private equity oggi devono essere considerati uno strumento indispensabile anche per portare capitali esteri in Italia, una soluzione che deve essere favorita in tutti i modi per invertire la tendenza della fuga dall’Italia”. Gli scarsi investimenti in capitali di rischio stanno penalizzando oltremodo il sistema-Italia e in particolare le aziende del Belpaese, mentre le banche preferiscono speculare con il carry trade sui titoli di stato piuttosto che erogare prestiti a famiglie e imprese per far ripartire la crescita.

Il sistema italiano è caratterizzato dal fatto che il sistema di finanziamento alle aziende è concentrato per il 90% nelle banche, mentre soltanto il 10% viene raccolto sul mercato con altri strumenti. E’ una tendenza tutta italiana, visto che in alti paesi – soprattutto di stampo angolosassone – avviene l’esatto contrario. Ad esempio, negli Stati Uniti il settore bancario rappresenta solo il 40% dei finanziamenti alle imprese, mentre il resto è finanziato a debito anche attraverso l’emissione di corporate bond.

CRISI MERCATO IMMOBILIARE 2012

Il sistema italiano viene penalizzato eccessivamente quando le banche si trovano in una condizione di grave crisi, dovuta per lo più alla bassa qualità dei propri attivi e alle difficoltà congiunturali. Così ora le banche si trovano impegnate a sostenere i titoli di stato, lasciando ai margini le necessità delle imprese. In questa fase del mercato ci si preoccupa in modo quasi ossessivo del rischio di controparte, in quanto si vuole evitare in tutti i modi di fare ulteriori affari rischiosi.

RISCHIO DERIVATI SULL’EUROPA

Secondo Cipolletta dell’Aifi una soluzione al problema è rappresentata dal private equity, che con i suoi 171 operatori attivi in Italia può contare su 20,1 miliardi di euro in portfolio investiti in 1.136 aziende (722 realizate da operatori privati e 414 da operatori pubblici) e che oggi ha ancora 5,9 miliardi disponibili da investire.

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