Decreto Liberalizzazioni firmato da Napolitano

 Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha firmato il decreto Liberalizzazioni. La firma era attesa sul brevissimo termine, visto e considerato che il Capo dello Stato era al lavoro di ricognizione sul testo già durante la fase di bozza dello stesso testo. Un lavoro perfezionato e finalizzato al momento dell’arrivo del testo definitivo da parte della Ragioneria Generale dello Stato, che dà di fatto il via libera alla nuova fase dell’iter del provvedimento legislativo.

 Contemporaneamente alla firma del presidente della Repubblica, è stata portata alla luce una novità dell’ultima ora in merito ai pagamenti alle piccole e alle medie imprese che vantano crediti nei confronti della Pubblica Amministrazione: dei 5,7 miliardi di debiti dello Stato nei confronti delle attività produttive italiane, che lo stesso di prepara a rimborsare nel brevissimo periodo, un massimo pari a 2 miliardi di euro saranno pagati utilizzando titoli di Stato con scadenza sul breve e medio termine. 

In proposito ai pagamenti alle aziende, il regolamento con forma tecnica sui titoli di Stato riguarderanno non solamente i ritardi del presente ma anche gli arretrati (stimati in circa 80 miliardi di euro). Considerato che l’emissione di titoli di Stato per il pagamento dei debiti della Pubblica Amministrazione genererà nuovi interessi da coprire (valutati in 235 milioni l’anno dal 2012), è stato previsto come la copertura del nuovo onere sarà prevista con il concorso alla finanza pubblica delle accise sull’energia delle Regioni a Statuto speciale. Oltre ai due miliardi di debiti che verranno pagati con titoli di Stato, inoltre, il governo ritiene di aver trovato le risorse necessarie per estinguere i crediti maturati per altri 3,7 miliardi di euro, per un totale, già ricordato, di 5,7 miliardi di euro. 

Il provvedimento ha ottenuto il nuovo appoggio convinto del premier Monti durante il dibattito all’Ecofin di Bruxelles, auspicando come “crescita e occupazioni” possano divenire “sempre più un tema al centro del dibattito europeo”.

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