Manifesto delle imprese in cinque punti per salvare l’Italia

 Confindustria e altre associazioni imprenditoriali, presenterà al Governo un manifesto delle imprese in cinque punti per salvare l’Italia, una serie di punti indispensabili che potrebbero salvare il nostro Paese dalla crisi che non accenna a lasciare il passo a una crescita più sostenuta. Una serie di punti che chiariscono quali siano le riforme da fare in fretta, gli interventi mirati. Questo é quello che ha annunciato la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, intervenendo all’assemblea di Confindustria Toscana. La decisione, ha spiegato l’imprenditrice, e’ stata presa ieri dal direttivo di Confindustria.

Vogliamo una vera discontinuità – ha spiegato Marcegaglia – la vogliamo velocemente, non siamo disponibili a vedere questa situazione di stallo. Presenteremo al Governo un documento, insieme con le altre associazioni di imprese, un manifesto delle imprese per salvare l’Italia, per cambiare le aspettative e tornare a crescere. Se il Governo è disponibile a parlare con noi sulle grandi riforme siamo pronti, se il Governo vuole andare avanti sulle piccole cose noi non siamo interessati, noi scindiamo le nostre responsabilità perché vogliamo un cambiamento vero. È inutile perdere tempo.

Non c’è niente che riduca la spesa dello Stato – ha poi sottolineato la numero uno di Confindustria in merito alla manovra finanziaria – illustreremo tutto in un documento che dica quali sono per noi le riforme da fare. In primo luogo, c’è l’obiettivo della riduzione della spesa pubblica. Non servono i tagli lineari, ma bisogna guardare alle singole cose, costo per costo. Per quanto riguarda la riforma delle pensioni, non é possibile che un Paese con i problemi che abbiamo noi, mandi le persone in pensione a 58 anni, con assegni molto alti, mentre domani i giovani ci andranno a 70 anni se non di più, con assegni pari alla metà di adesso. Non è possibile. Infine, dobbiamo abbassare il cuneo contributivo fiscale, a partire proprio dai giovani.

2 commenti su “Manifesto delle imprese in cinque punti per salvare l’Italia”

  1. adesso la MarceGALLIA vuole fare l’esempio con la GERMANIA.
    Dice che in Germania vanno in pensione a 67 anni e noi a 58 anni.

    Si si si ..come no!!

    Secondo l’ultima rilevazione (2011)riferita ai dati del Rentenversicherung Tedesco l’età pensionabile l’anno scorso è passata dai 63,5 anni ai 63,8 di media per gli uomini e da 62,9 ai 63,3 anni di media per le donne a partire dal 1993 quando è iniziata la rilevazione statistica. (copia & incolla il link sotto per vedere)

    http://www.finanzaediritto.it/stampaarticolo.php?idarticolo=9177

    in Germania si può andare in pensione con 35 anni di contributi per il semplice fatto che c’è un disincentivo per farlo prima dei 65 anni, altrimenti non si spiegherebbe il fatto che la media sia 63 anni!!
    Riguardo ai 67 anni , la Germania andrà a 67 anni nel 2029 (DUEMILAVENTINOVE >>fra 18 anni Marcegà!!) come la riforma del 2007 sancisce:(link sotto)

    http://www.gazzettadelsud.it/NotiziaArchivio.aspx?art=46482&Edizione=3&A=20070310

    SEMPRE E SOLO BALLE STRUMENTALI CHE NESSUNO HA IL CORAGGIO DI DIRE.

    Anche la media Italiana al pensionamento è vicina ai 63 anni (Si legga dall’ultimo Rapporto annuale di Bilancio INPS , reperibile sul sito dell’istituto) , media bassa perchè le donne sono sempre andate in pensione entro il 60° anno d’età , ciò che con le ultime riforme non è più possibile.
    In Italia la pensione di vecchiaia viene data a 66 anni per effetto della “Finestra Mobile” , quindi siamo già ADESSO avanti di 1 anno rispetto alla Germania!!
    quelli dei 58 anni sono ormai 4 gatti , sono quelli che hanno cominciato presto a lavorare e a versare 41,3 anni di contributi al 33% come dice la legislazione attuale ( in Germania si versa il 19% ), sono quelli che le Industrie mandano in Mobilità o in C.I.G. perchè sono vecchi e costosi!!(a Brescia è un classico farlo A.I.B. ci sguazza a GoGo!!)

    Piuttosto la presidentessa dovrebbe avere l’onestà intellettuale di dire che i suoi “protetti” ARTIGIANI & COMMERCIANTI versano nelle casse dell’INPS a titolo di Contributi Previdenziali solo il 20% rispetto al 33% dei lavoratori dipendenti , infatti il comparto Artigiani & Commercianti ha un deficit di 8 miliardi l’anno , compensato dai 10 miliardi di ATTIVO che ha il comparto DIPENDENTI!!
    Bella coerenza la Presidentessa…..

    Inoltre in Germania versano in contributi Previdenziali il 19,2% del salario.
    In Italia si versa il 33% del salario , se pago di più “dovrei” avere di più , invece in Italia i Soldi delle Pensioni vengono usati per pagare l’ASSISTENZA come is vede bene dalla tabella pubblicata dall’INPS:(il 40% della spesa è per ASSISTENZA che dovrebbe essere pagata da TUTTA la collettività , non con i soldi delle Pensioni!!)

    http://img163.imageshack.us/img163/4549/spesainps.jpg

    Fra l’altro non ha nemmeno capito che il debito del 120% sul PIL è spesa che riguarda IRPEF IVA & varie tasse:(spesa pubblica)
    L’INPS ha delle entrate distinte che si chiamano “Contributi Previdenziali” , l’INPS ha un’indipendanza economica in ATTIVO ,…NON PARTECIPA AL DEBITO PUBBLICO , tantomeno le Pensioni sono fra le spese dello Stato !!
    L’INPS è da 5 anni in attivo e non ha debiti con nessuno , tantomeno con Confindustria.
    Si legga l’ultimo bilancio 2010:
    http://www.inps.it/docallegati/Mig/Doc/Informazione/rapporto_annuale/Rapporto_annuale_2010/4-CAP_III.pdf

    Ma al di là di questo , le vogli rammentare le condizioni ATTUALI che danno diritto al pensionamento Italiano:
    Pensione di Vecchiaia 65 anni + 1 anno di finestra Mobile per i dipendenti e 1,5 anni in più per gli autonomi. = 66 anni
    Pensione di Anzianità dal 1/1/2013 (fra 1 anno) quota 97 ovvero 63 anni d’età + 1 anno di finestra Mobile = 64 anni
    Pensione di Anzianità Contributiva 40 anni + 1 anno di finestra mobile + 3 mesi = 41,3 anni di versamenti indipendentemente dall’età
    Pensione delle donne 60 + 1 anno di finestra mobile , a salire fino a 66 anni nell’arco di 10 anni (verrà sicuramente modificata )
    Direi che siamo molto vicini alle condizioni della Germania , pur versando il 70% in più di trattenute previdenziali rispetto ai Tedeschi.

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