Ue: in Italia crescita bloccata

 Insieme alla crisi di governo l’Italia dovrà far fronte anche ai problemi economici: nel 2012 si prospetta una crescita quasi azzerata con un incremento del Pil limitato allo 0,1% (rispetto al +1,3% stimato solo la scorsa primavera), che salirà al +0,7% nel 2013. Questa scarsa performance non permetterà di raggiungere l’obiettivo del pareggio di bilancio sebbene nel 2012 il deficit pubblico calerà al 2,3% del Pil. Secondo le ultime previsioni economiche d’autunno ci sarà ancora un passivo dello 0,5%. Mentre molti leader europei sembrano essere pessimisti circa la situazione politica e finanziaria dell’Italia, c’è qualcuno che mostra una vena più ottimista: il presidente Barack Obama afferma:

Io farei una distinzione tra un paese come la Grecia e l’Italia – ha precisato il presidente Usa – . Il primo ha realmente un problema di solvenza, ha un grosso debito, e deve intraprendere decisioni molto dure, e a lunga scadenza, se vuole rimanere in Europa. E ciò vale anche se esce dall’Europa, se intende veramente riuscire a risolvere questo problema. L’Italia, invece, ha più un problema di liquidità, è un Paese grande e ricco, è la terza economia europea, l’ottava al mondo, dove ci sono molte persone ricche. Un paese che può far fronte al proprio debito, a patto che i mercati non abbiano una crisi di fiducia sulla volontà politica e la capacità di non perdere il controllo del sistema.

 

Bruxelles stima che il tasso di disoccupazione italiano aumenterà ancora, dall’8,1%  all’8,2%. Stima inversa per l’inflazione, per il biennio successivo  l’indice dei prezzi al consumo  dal 2,7% previsto per il 2011 rientrerà al 2% nel 2012 e all’1,9% nel 2013. Migliorerà anche il deficit delle partite correnti che passerà in due anni dal 3,6% del pil al 3% al 2,3%.

La ripresa si è fermata. C’è il rischio di una recessione – ammonisce il vice presidente della Commissione europea, Olli Rehn -. La prima cosa da fare per l’Italia  è ristabilire la stabilità politica e la capacità di prendere decisioni. Il rialzo degli spread, se nel breve termine non avrà un impatto drammatico, relativamente presto avrà conseguenze sull’economia reale e sulla crescita.

 

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