Calo produzione industriale a fine 2007, Isae stima un rialzo nel 2008

Il calo a sorpresa della produzione industriale a dicembre, rappresenta un cattivo segnale per l’inizio del 2008. Per gli analisti le prospettive non sono delle migliori perché sarà necessaria una forte crescita della produzione industriale nei prossimi mesi per confermare le stime sul Pil a fine anno. E questa eventualità sembra essere sempre meno probabile. Infatti sia Confindustria che la Cgil lanciano l’allarme sostenendo che rallenterà la crescita del Pil. Il centro studi di Confindustria sostiene che il Pil scenderà dello 0,2 per cento e prevede quindi, per il 2008, un prodotto interno lordo dello 0,7% contro lo 0,9% stimato in precedenza. La produzione industriale e’ scesa, a dicembre, del 6,5% tendenziale, secondo i dati corretti per i giorni lavorativi, che sono stati 19 contro 18 del 2006 (indice a 92,8). Nel quarto trimestre, l’output e’ sceso del 2,2% congiunturale. Dicembre ha visto il quarto calo congiunturale consecutivo. Nella media 2006, la produzione era cresciuta del 2,2%. L’ Isae stima un rialzo della produzione industriale a gennaio 2008 (+0,6%), una riduzione a febbraio (-0,7%) e un nuovo incremento a marzo (+0,6%). Nel primo trimestre, l’output si ridurrebbe dello 0,1% rispetto al quarto trimestre del 2007.


Gli ultimi dati negativi sulla crescita della produzione industriale non sorprendono il presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, ieri a Grottaglie (Taranto) per un convegno nello stabilimento di Alenia Aeronautica. Il presidente afferma che la nostra crescita si è basata sulle imprese e su chi lavora in esse. La congiuntura internazionale, già da novembre dava segnali forti, e secondo Montezemolo purtroppo questi grandi turbamenti finanziari sono molto negativi sulla crescita e sulla situazione economica generale. Tutto questo soprattutto per chi, come le imprese, non vive nei salotti della speculazione o in quelli ovattati della finanza. Secondo il presidente di Confindustria ancora una volta si paga per non aver fatto riforme, servono proprio coraggiose riforme per essere competitivi.

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