Aumenta sempre di più la paura della recessione economica statunitense, e basta la sola ipotesi a spaventare i mercati. La conseguente crisi del dollaro rende più difficili e meno convenienti le esportazioni oltreoceano. Le esportazioni italiane verso gli Stati Uniti hanno infatti subito una flessione del 7,5%. Le aziende italiane stanno quindi tentando di conquistare altri mercati e appaiono molto vantaggiosi in questo senso quello russo e quello dei paesi arabi. Come annunciato da Emma Bonino nel 2007 l’Italia è riuscita a superare Gran Bretagna e Canada nelle esportazioni, con una crescita del 6,1% rispetto all’anno precedente. Nonostante l’euro forte l’Italia è salita al settimo posto degli esportatori mondiali, guadagnando due posizioni. La principale variazione di tendenza in positivo è stata infatti registrata nelle esportazioni verso la vicina Russia, con un + 16,3%.
Le aziende del lusso in particolare trovano denaro ed interesse nei ricchi mercati russi ed arabi. L’industria dell’occhialeria ad esempio ha come principale mercato di riferimento gli Stati Uniti ma nel 2007 l’export complessivo ha guadagnato un misero 2,1% e la situazione attuale rischia di rendere le operazioni meno convenienti. Sono stati invece registrati ottimi risultati nelle esportazioni verso gli Emirati Arabi con un +49,7%.
Anche nel settore dei gioielli si è registrato un forte calo delle esportazioni verso gli Usa, con gli acquirenti americani messi in difficoltà dalla crisi dei mutui subprime, compensato però da una crescita incredibilmente alta verso gli Emirati Arabi, con un +73,6%, e verso l’Europa orientale, +50,7%, dove le grandi disponibilità finanziarie e la maggiore propensione al consumo rendono più facili le vendite.
Il lusso italiano è un settore che ha trascinato l’economia italiana negli anni e tuttora, nonostante le quotazioni del dollaro creino qualche preoccupazione, considerando che gli Stati Uniti rappresentano il 20% del loro fatturato, il futuro potrebbe ancora essere roseo. Le aspettative per il 2008, con un cambio euro/dollaro tra 1,46 e 1,48, sono di un calo nell’export del 7%. Con il dollaro a 1,55 il calo sarebbe addirittura del 9,2%. Unica contromisura è l’espansione internazionale verso mercati che hanno un Pil che cresce oltre il 4%, come l’Europa orientale ed i paesi non eccessivamente legati alla moneta statunitense. I paesi emergenti possono quindi rappresentare la ciambella di salvataggio per molte aziende se la recessione economica statunitense non dovesse risolversi entro breve.
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