Usa, Futures sull’azionario in ribasso

Aspettando i dati macroeconomici e i risultati delle società, al termine della terza delle sedute deboli (a causa dei numerosi timori relativi allo stato dell’economia mondiale), i futures sull’azionario statunitense fanno registrare un ribasso.

Agenzie di rating indagate dall’ESMA

 L’Autorità di Vigilanza Europea ha dato il via ad un indagine legata alle tre maggiori agenzie di rating del Mondo; Moody’s, Standard & Poor’s e Fitch. L’Esma intende rivedere i criteri con cui sono stati valutati la solidità patrimoniale delle banche, per capire se le veramente il giudizio è indipendente o se ci sono state delle manipolazioni.

Buona parte degli investitori ha già la risposta da anni; fino al 2011 le agenzie di rating agivano indisturbate e solo dall’anno scorso in poi gli è stata richiesta la registrazione all’Esma per operare nel Vecchio Continente. Come se non bastasse è sotto gli occhi di tutti il comportamento tenuto con la crisi dei sub-prime in USA; il downgrade del debito degli Stati Uniti è arrivato con anni di ritardo mentre durante la crisi che ha investito prima gli USA e poi il Mondo le agenzie di rating si sono comportate in modo prevenuto su tutti gli istituti di credito tranne che su quelli del Nuovo Continente.

Previsioni Dow Jones Giugno 2012

 Dalla crisi dei sub-prime abbiamo conosciuto due volti degli “USA” completamente diversi; la prima fase ha visto il crollo degli indici azionari con conseguenze su tutto il mondo finanziario. I titoli tossici hanno raggiunto le realtà più distanti, anche se il vero problema è rimasto all’interno degli USA con il fallimento dei colossi bancari del Paese.

La ripresa è stata altrettanto veloce; dal bottom del 2009 la strada del Dow Jones è stata in salita ma il target raggiunto sfiora i 13500 punti che ora sono il “muro” da superare per consolidare la politica portata avanti fin’ora.

Lo stop alla speculazione non è arrivato ma i cambiamenti nel mondo finanziario ed il sostegno all’economia reale hanno rilanciato il Paese intero, che ora è tornato ad essere il punto di riferimento mondiale che era prima della crisi dei sub-prime.

L’operazione Twist della FED e la risposta (piatta) del mercato

 L’operazione “Twist” presentata da Bernanke  la scorsa settimana sembra non aver prodotto alcun risultato, tanto in positivo quanto in negativo. La discussione dell’operazione, che ricordiamo intendeva spostare la scadenza temporale dei titoli presenti in portafoglio vendendo quelli a breve termine ed acquistando quelli a lungo, continua anche oggi e più passa il tempo, più ci si accorge che il provvedimento non è assolutamente congruo alla situazione in cui ci troviamo.

Usa: Pil cresce dello 0,6% e la Fed taglia i tassi

Ieri i listini di New York erano in rosso a metà seduta e sul mercato prevaleva la prudenza in attesa della decisione della Fed. La diffusione del dato sul Pil aveva accresciuto le aspettative verso nuovi tagli dei tassi. Nel quarto trimestre l’economia Usa è cresciuta dello 0,6%. Nel 2007 la crescita del prodotto interno lordo è stata del 2,2%, la peggiore performance in 5 anni. I segnali di rallentamento dell’economia pervenuti fanno pensare che gli Usa stiano attraverdando una fase pre-recessione. I consumi ad esempio sono cresciuti solo del 2%, confermando così che se le aziende riescono comunque a produrre e vendere è solo grazie alle esportazioni, favorite dal cambio, e non certo dal mercato domestico.

Davanti a questo scenario la Fed è nuovamente intervenuta sui tassi, azione attesa dal mercato e che non ha colto di sorpresa nessuno. I Fed Fund sono stati abbassati al 3%, mentre il tasso di sconto è sceso a 3,50%. La decisione è stata presa a larga maggioranza, con un solo voto contrario di Richard Fischer, presidente della Fed di Dallas. La decisione è stata motivata dalla situazione di “considerevole stress” in cui versa l’economia statunitense, nella speranza che l’inflazione nei prossimi mesi sia più moderata.

Oro e platino: continua la corsa al rialzo

L’oro ha toccato un nuovo record a Londra con la consegna a febbraio a 926,50 dollari, in conseguenza al peggioramento dell’economia Usa, la crisi del dollaro e i timori dei tagli alla produzione in Sudafrica. Oltre all’oro è schizzato al massimo anche il platino, che nelle contrattazioni spot ha toccato il record storico di 1,702 dollari l’oncia. La corsa dell’ultimo anno dei metalli preziosi e soprattutto dell’oro (+30%) non è certo destinata ad interrompersi. Secondo gli esperti il platino ha il potenziale per oltrepassare i 1800, a causa di probemi sindacali e tecnici incontrati dal primo produttore mondiale di platino, il Sudafrica che copre l’80% della produzione globale.

L’alto valore del platino è dato innanzitutto dai tempi e costi per produrre una sola oncia: servono 10 tonnellate di minerale e 5 mesi di raffinazione. Il platino è anche considerato molto profittevole, soprattutto in periodi di crisi, in quanto,diversamente dall’oro, è libero dalle manipolazioni delle banche centrali e dalla valenza monetaria. La maggior parte della produzione sudafricana inoltre proviene da una singola miniera, la Bushveld; la produzione di platino è quindi strettamente legata ai problemi di estrazione che con il tempo aumentano sempre di più in proporzione all’aumento della profondità a cui estrarre il prezioso metallo. Il rialzo è andato avanti anche nel periodo precedente alla crisi: dal 2001 il prezzo è praticamente triplicato a causa dell’aumento della domanda di gioielleria proveniente da paesi come la Russia, l’India, la Cina e i paesi arabi.

Caterpillar: buoni i conti grazie alle vendite oltreoceano

Caterpillar è tra i più grandi produttori al mondo di veicoli e macchinari per costruzione ed estrazione. La celebre azienda, conosciuta per i macchinari dal tipico colore giallo, ha annunciato che anche se gli Stati Uniti appaiono sull’orlo di una recessione, le loro aspettative per l’anno a venire prevedono crescita e profitti. Secondo i conti del quarto trimestre del 2007 le vendite internazionali sono salite dell’11%, aiutate dalla debolezza del dollaro americano che rende i prodotti più accessibili. Questo dato risulta in linea con quelli di tutte le altre grandi industrie produttrici: tutte faticano in casa ma aumentano le vendite all’estero.

La Caterpillar (NYSE) ha guadagnato quest’anno 975 milioni di dollari, 1,50 ad azione; un netto miglioramento rispetto agli 822 milioni dello scorso anno, 1,32 ad azione. Le entrate sono cresciute del 10% a 12,14 miliardi, crescita che neanche gli analisti si aspettavano così positiva. Secondo il capo dell’ufficio esecutivo Jim Owens l’economia Usa nel 2008 rallenterà dell’1%, ma potrà essere compensata dalle condizioni positive per le vendite in gran parte del resto del mondo. La compagnia per il 2008 si aspetta che i profitti crescano dal 5 al 15% e le entrate dal 5 al 10%.

Crisi Usa: le aziende italiano guardano alla Russia ed ai paesi arabi

Aumenta sempre di più la paura della recessione economica statunitense, e basta la sola ipotesi a spaventare i mercati. La conseguente crisi del dollaro rende più difficili e meno convenienti le esportazioni oltreoceano. Le esportazioni italiane verso gli Stati Uniti hanno infatti subito una flessione del 7,5%. Le aziende italiane stanno quindi tentando di conquistare altri mercati e appaiono molto vantaggiosi in questo senso quello russo e quello dei paesi arabi. Come annunciato da Emma Bonino nel 2007 l’Italia è riuscita a superare Gran Bretagna e Canada nelle esportazioni, con una crescita del 6,1% rispetto all’anno precedente. Nonostante l’euro forte l’Italia è salita al settimo posto degli esportatori mondiali, guadagnando due posizioni. La principale variazione di tendenza in positivo è stata infatti registrata nelle esportazioni verso la vicina Russia, con un + 16,3%.

Le aziende del lusso in particolare trovano denaro ed interesse nei ricchi mercati russi ed arabi. L’industria dell’occhialeria ad esempio ha come principale mercato di riferimento gli Stati Uniti ma nel 2007 l’export complessivo ha guadagnato un misero 2,1% e la situazione attuale rischia di rendere le operazioni meno convenienti. Sono stati invece registrati ottimi risultati nelle esportazioni verso gli Emirati Arabi con un +49,7%.