Italia nessun buco derivati secondo il Tesoro

 Il Tesoro prova a spegnere sul nascere l’esplosiva miccia innescata dal Financial Times su un possibile buco derivati, dovuto ad alcuni contratti stipulati alla fine degli anni ’90 per favorire l’ingresso dell’Italia nell’eurozona. Il Ministero dell’Economia è intervenuto sull’argomento, sottolineando che non esiste alcun pericolo per i conti pubblici italiani derivanti da operazioni in derivati finanziari. Secondo il Financial Times, invece, l’Italia rischia una perdita di 8 miliardi di euro per avere stipulato 8 contratti derivati con banche estere dal valore nozionale di 31,7 miliardi di euro.

Quali rischi dai derivati finanziari

 Sono stati gli strumenti finanziari più discussi degli ultimi anni. Possono scatenare gravi crisi finanziarie se il loro uso non avviene in modo corretto e mettere in ginocchio banche, aziende e Stati sovrani se ne viene fatto un uso eccessivamente speculativo. Si tratta dei contratti derivati, che oggi nel mondo valgono 9 volte il pil globale. I derivati sono contratti finanziari il cui valore deriva da altre variabili sottostanti: azioni, bond, tassi, valute, commodity, indici. Sono nati come strumento di copertura dai rischi (hedging), ma ormai vengono utilizzati quasi esclusivamente per fini speculativi.

Come la speculazione attacca famiglie, governi e aziende

 Il recente scandalo del Libor, ovvero la manipolazione dei tassi interbancari alla City da parte delle grandi banche, è un altro tassello che va ad aggiungersi al grande mosaico della finanza malata che indirettamente provoca gravi danni economici a investitori, famiglie, governi e aziende. La finanza del XXI secolo è avvolta nell’opacità ed è diventata il vero burattinaio del mondo. Le grandi banche, soprattutto quelle anglosassoni, dominano i mercati e generano effetti spesso indesiderati all’economia reale. I prodotti maggiormente sotto accusa sono spesso over-the counter, ovvero non regolamentati.

Cosa sono i derivati finanziari

 Al culmine della crisi finanziaria nel 2008 il famoso investitore Warren Buffet etichettò gli strumenti finanziari derivati come “armi di distruzione di massa”. L’Oracolo di Ohama in gran parte aveva ragione, visto che la più grande compagnia al mondo nel settore delle assicurazioni, cioè la AIG, stava quasi per lasciarci le penne e sarebbe collassata clamorosamente se non fosse stato per l’intervento risolutivo del governo americano che di fatto la nazionalizzò. AIG non stava bruciando denaro per errori nella gestione del business delle assicurazioni, bensì perché aveva esagerato in scommesse speculative azzardate in strumenti derivati, come ad esempio i credit default swap.