Quali rischi dai derivati finanziari

 Sono stati gli strumenti finanziari più discussi degli ultimi anni. Possono scatenare gravi crisi finanziarie se il loro uso non avviene in modo corretto e mettere in ginocchio banche, aziende e Stati sovrani se ne viene fatto un uso eccessivamente speculativo. Si tratta dei contratti derivati, che oggi nel mondo valgono 9 volte il pil globale. I derivati sono contratti finanziari il cui valore deriva da altre variabili sottostanti: azioni, bond, tassi, valute, commodity, indici. Sono nati come strumento di copertura dai rischi (hedging), ma ormai vengono utilizzati quasi esclusivamente per fini speculativi.

Famiglie italiane sempre più indebitate

 In tempi di crisi le famiglie sono costrette a indebitarsi non solo per pagare il mutuo ma anche per poter arrivare a fine mese in periodi di austerità. Dall’analisi del mercato dei prestiti alle famiglie emerge un tasso di crescita delle consistenze pari al 5,5% nel periodo che va da settembre 2010 a settembre 2011, somma pari a 615 miliardi di euro, come é stato sottolineato durante la seconda edizione del convegno “Credito al Credito 2011“, organizzato dall’Abi. Tornando ai mutui, l’indagine ha segnalato un aumento del 5%, le famiglie risparmiano meno e il loro reddito diminuisce perché stanno utilizzando i risparmi per finanziare i consumi.

Merkel: dopo Grecia dobbiamo evitare contagio

 Tutto ebbe inizio lo scorso anno: a fine gennaio 2010 il neo premier greco George Papandreou chiese 9 miliardi di euro di prestiti straordinari al vertice del Wef in Svizzera per aiutare la nazione esprimendo la sua difficoltà, ma non ottenne nulla. L’allarme però aveva le sue fondamenta, contrariamente a quanto sostenevano gli altri Stati. Il contagio del debito greco da 357 miliardi di euro, cinque volte quello argentino del 2001, si sta estendendo, e s teme l’effetto contagio anche per gli altri Paesi europei. Il rischio é che questa situazione possa erodere le fondamenta della credibilità dell’eurozona.

Tassi Bce: rialzo a caro prezzo per le imprese

 L’aumento dei tassi di un quarto di punto, dall’1,25% all’1,50%, da parte della Bce, la Banca centrale europea, costerà caro, molto caro in Italia alle imprese. Questo stando alle rilevazioni della Cgia di Mestre, la quale in particolare ha stimato che le imprese italiane per il debito contratto con il sistema bancario, a fronte di un incremento dello 0,25%, dovranno sborsare la bellezza di 2,45 miliardi di euro in più rappresentati chiaramente dagli interessi.

Famiglie italiane: rincaro dei debiti nell’ultimo quinquennio

 Non si scopre certo oggi che la crisi economica ha provocato dei problemi gravi alle famiglie del nostro paese, ma le statistiche mettono maggiormente in risalto questo allarme: le abitudini sono cambiate, tanto che nei cinque anni compresi tra il 2006 e il 2010 debiti e risparmi hanno viaggiato su due strade completamente diverse. Nel dettaglio, come ha messo in luce l’Adusbef, le passività in questione sono incrementate di ben 55 punti percentuali, attestandosi a quota 923,3 miliardi di euro, mentre un calo quasi identico nelle proporzioni ha visto come protagoniste le risorse finanziarie a disposizione.

Parlamento europeo, chieste misure sul recupero dei debiti transfrontalieri

 Congelamento dei debiti transfrontalieri, il Parlamento europeo chiede con urgenza nuove iniziative legislative. Obiettivo, quello di rendere più efficace il recupero dei debiti nell’area europea incoraggiando il commercio tra gli Stati membri. In particolare, il Parlamento, “considerato che l’attuale livello di debito transfrontaliero è notevolmente basso” e che il costo del recupero dei debiti può essere “proibitivo”, ritiene che “sia giunto il momento di semplificare e accelerare queste procedure di riscossione”. Così ha dichiarato la relatrice Arlene McCarthy. Il Parlamento chiede, quindi, alla Commissione europea di presentare due differenti progetti di regolamento: uno per un Ordine europeo di conservazione del patrimonio (OECP) e l’altro per un Ordine europeo di divulgazione del patrimonio (OEDP), avanzando anche proposte sulla forma che questa legislazione dovrebbe assumere.

Il settore auto in grandissima difficoltà anche in Europa per tutto il 2009

 I costruttori automobilistici europei temono un 2009 in perdita, mentre tutti gli indicatori mostrano che la grave crisi attraversata dal settore non riguarda soltanto i giganti americani dell’auto, impegnati in una lotta per la sopravvivenza. I dirigenti di Renault, Nissan e Fiat prevedono un nuovo calo del mercato l’anno prossimo, mentre la diminuzione delle vendite ha già costretto tre costruttori americani a chiedere un aiuto allo Stato, peraltro rifiutato giovedì scorso dal Congresso Usa. La tedesca Bmw, che vende sia utilitarie che auto di lusso col marchio Rolls-Royce, ha predisposto un sistema d’aiuto per le proprie concessionarie del valore di circa 100 milioni di euro. Il settore inoltre teme anche per un probabile aumento del prezzo del petrolio, se l’Opec decidesse la prossima settimana una riduzione della produzione. Un aumento del prezzo alla pompa rappresenterebbe un nuovo, duro colpo per l’industria automobilistica, che dà lavoro a 50 milioni di persone nel mondo, di cui 12 milioni solo in Europa, tenendo conto anche dell’indotto. Questo settore chiave è colpito dall’aumento dei prezzi dell’energia, quella delle materie prime e dalla mancanza di fiducia dei clienti a seguito della crisi finanziaria.

La Spagna corre ai ripari e prepara un piano di acquisto di debiti dalle banche

 Tutti gli Stati europei, in ordine sparso e senza alcuna operazione comune e unitaria, stanno cominciando ad agire seriamente per evitare il collasso finanziario dei loro principali istituti finanziari. Ha cominciato l‘Irlanda, suscitando l’ira di una nervosissima Angela Merkel, con la garanzia dei depositi bancari, poi la Gran Bratagna la Francia e la stessa Germania, ed ora arriva la Spagna, che in teoria dovrebbe essere la meno colpita dalla crisi finanziaria, dal momento che i propri istituti bancari sembrano i meglio capitalizzati attualmente. Secondo infatti le prime indiscrezioni giunte dalla Moncloa, sede del Governo, Zapatero e il suo esecutivo sarebbero pronti a proporre al Parlamento un piano che dovrebbe permettere al Governo di rilevare 30 miliardi di euro di debito dalle banche spagnole, che potrebbero diventare 50 in caso di peggioremento ulteriore della situazione finanziaria.