L’Islanda si oppone al piano del miliardario Huang Nubo

 Il governo islandese ha ufficialmente rifiutato al miliardario cinese Huang Nubo il permesso di acquistare un terreno nella parte settentrionale dell’isola scandinava: la motivazione è presto detta, un trasferimento di proprietà di questo tipo sarebbe incompatibile con le leggi che vigono in questo Stato. Dunque, Reykjavik non consentirà a questo investitore asiatico così facoltoso di farsi avanti con la sua compagnia, la Beijing Zhongkun Investment Group. In pratica, l’intenzione di Huang era quella di acquisire un terreno di circa trecento chilometri quadrati, almeno è questo quanto trapela dal Ministero degli Interni.

L’Islanda accelera la vendita dei principali asset finanziari

 L’Islanda ha deciso di velocizzare al massimo i tempi relativi alla vendita dei propri assets al dettaglio: si tratta di una cessione necessaria per venire incontro alle necessità urgenti di Landsbanki, oltre che del tentativo estremo di ripagare gran parte del debito che la nazione scandinava vanta da diverso tempo nei confronti dell’Olanda e del Regno Unito. Come procederà dunque la banca in questione?

Crack Icesave: Reykjavik rimborserà in ritardo i pagamenti

 L’Islanda finanziaria torna d’attualità: chi non ricorda i terribili giorni del crack di Icesave, la banca scandinava che collassò agli albori della crisi economica internazionale? Ebbene, il governo di Reykjavik ha deciso di posticipare ulteriormente i propri pagamenti nei confronti dei creditori britannici e olandesi, con una tempistica molto più ritardata rispetto a quanto previsto. Il ministero delle finanze, Steingrimur Sigfusson, ha ammesso le proprie difficoltà, le quali persistono a tre anni da quel default: il paese dovrebbe essere pronto a fronteggiare i rimborsi soltanto ad autunno inoltrato, anche se bisogna precisare che si tratterà del versamento del 30-40% dell’ammontare dovuto, per il resto sarà forse necessario l’intero 2012.

L’Ungheria come l’Islanda, chiede aiuto al fondo internazionale monetario per far fronte alle difficoltà del sistema bancario nazionale

 La situazione finanziaria che si sta sviluppando negli ultimi giorni in Ungheria ricorda molto da vicino quello accaduto in Islanda, dove il Governo ha dovuto nazionalizzare i principali istituti bancari del paese e chieder l’intervento del Fmi, per evitare il default. Le autorità ungheresi, infatti, hanno sollecitato il sostegno della Banca centrale europea e pianificato nuove misure per la stabilizzazione del sistema bancario, nel tentativo di contenere gli effetti della crisi finanziaria e che il paese non diventi la prossima Islanda. Gli investitori hanno duramente colpito gli asset dei nuovi paesi Ue, timorosi di una fuga di flussi di fronta all’elevata dipendenza di Budapest dai capitali stranieri e al massiccio indebitamento in valuta estera. Governo e banca centrale hanno cercato di mandare un messaggio tranquillizzante e far ripartire un mercato congelato e dipendente dagli swap in valuta estera, strumenti considerati cruciali per lo stato di salute delle finanze ungheresi.