Italia è già fuori dall’euro secondo Beppe Grillo

 L’Italia fuori dall’euro sarebbe solo una questione di tempo. A dichiararlo è il leader del MoVimento 5 Stelle, Beppe Grillo, intervistato dal quotidiano economico tedesco Handelsblatt. Il comico genovese chiede un referendum online sulla permanenza dell’Italia nell’unione monetaria europea. Grillo ha rilasciato un’intervista fatta di provocazioni e previsioni catastrofiche. Secondo il leader di M5S l’Italia uscirà dall’euro quando i paesi del Nord Europa saranno sicuri che le loro banche riavranno i loro investimenti fatti nei titoli di stato italiani. A quel punto l’Italia sarà lasciata cadere “come una patata bollente”.

Cosa succede a borsa e spread se l’Italia esce dall’euro?

 L’affermazione del MoVimento 5 Stelle alle ultime elezioni politiche italiane ha fatto tornare alla ribalta il tema dell’euro, considerando che tra i punti principali del programma del primo partito italiano alla Camera c’è la possibilità per l’Italia di uscire dall’euro. In un’intervista rilasciata alla Bild am Sonntag tedesca, il leader di M5S, Beppe Grillo, ha parlato della possibilità di indire un referendum sull’euro, addirittura online. Oltre al tema dell’euro, grillo ha anche avanzato la proposta di rinegoziare il debito pubblico.

Chi sono i top manager più pagati del mondo

 La Svizzera dice no ai super-ricchi e mette un freno ai compensi faraonici per i top manager aziendali. Secondo quanto emerge dal referendum promosso per mettere un tetto ai bonus e agli stipendi dei manager, il 67,9% della popolazione svizzera ha detto “si” e solo il 32,1% “no”. Il referendum era stato proposto dal deputato indipendente Thomas Minder, che ha commentato il risultato sottolineando che si tratta di “un segnale potente”. La Svizzera dice no, quindi, ai super compensi degli alti dirigenti aziendali. Ma chi sono i top manager più pagati del mondo?

Governo greco ottiene la fiducia

 Al contrario di quanto alcuni pensavano, il governo greco non cadrà: il primo ministro Georges Papandreou ha ottenuto ieri la fiducia del Parlamento, dopo una settimana critica in cui sembrava si dovesse ricorrere presto alle elezioni: il primo ministro, che ha ottenuto 153 voti sui 298 espressi. Papandreou aveva espresso dubbi sul fatto che potesse ottenere la fiducia, dopo la crisi aperta all’interno del suo partito e dopo la sua proposta per un referendum per convalidare il piano europeo di aiuti alla Grecia. Il suo operato è stato giudicato da un Parlamento che apparentemente non aveva più i numeri per sostenerlo, ma che si é rivelato ancora a favore del primo ministro.

Grecia: referendum misure anticrisi cancellato

 La Grecia ha ufficialmente abbandonato il suo progetto di referendum sul piano di salvataggio finanziario del paese concordato con Ue e Fmi. Lo ha annunciato il ministero delle Finanze in una nota, sono stati informati anche il ministro Evangelos Venizelos, il presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, il commissario europeo agli Affari economici e monetari, Olli Rehn, ed infine il ministro tedesco delle Finanze, Wolfgang Schaeuble. La situazione politica ad Atene tuttavia, rimane confusa, sembra infatti che a convincere i greci ad annullare il referendum siano state le minacce di Angela Merkel al premier greco George Papandreou:  in caso di referendum sul piano di aiuti europeo la Grecia sarebbe stata cacciata dall’Europa per un periodo non inferiore ai due anni.

Referendum: cosa cambia con la vittoria dei Sì

 Lo spoglio delle schede è terminato, il referendum su acqua, nucleare e legittimo impedimento ha raggiunto e superato di slancio il consueto quorum, un evento che non accadeva da addirittura sedici anni: i quasi 27 milioni di votanti hanno consentito di raggiungere un importante 57% di affluenza, con una vittoria preponderante dei Sì (94%). Che cosa cambierà ora dal punto di vista economico dopo questa consultazione? Esaminiamo ogni ambito uno per uno. Anzitutto, c’è il quesito sul nucleare: in questo caso si è espresso il 56,99% degli aventi diritto al voto, con il 94,8% di Sì e il 5,2% di No.

Referendum 12-13 giugno: quorum ad un passo

 Ieri, domenica 12 giugno 2011, si sono aperti i seggi per i 4 quattro quesiti del referendum, di cui due riguardanti l’acqua, 1 il nucleare, e l’altro riguardante il legittimo impedimento. Nella giornata di ieri i seggi sono rimasti aperti dalle ore 8.00 e fino alle ore 22.00; ieri a mezzogiorno l’affluenza si era attestata attorno all’11%.

Referendum 12-13 giugno: nucleare, quesito confermato dalla Cassazione

 La Corte di Cassazione in data odierna s’è pronunciata per confermare uno dei quesiti su cui gli italiani saranno chiamati ad esprimersi il prossimo 12 e 13 giugno 2011, quando su tutto il territorio nazionale ci sarà il referendum. Il quesito confermato è quello sul nucleare a fronte di un totale di 4 quesiti. Gli altri tre riguardano l’acqua con due quesiti, ed il quesito sul legittimo impedimento.

Fiat Mirafiori: investimenti con il sì al referendum

 Con la vittoria dei sì, per quanto risicata, nel referendum dei lavoratori di Mirafiori, per lo stabilimento torinese la Fiat avvierà un piano di investimenti da oltre un miliardo di euro. L’obiettivo è quello di andare a produrre veicoli di fascia alta, che costano di più rispetto alle normali utilitarie, e che quindi hanno anche un margine di guadagno superiore. Questo avverrà nell’ambito della nascita di una newco, una nuova società italo/americana tra la Fiat Auto e la Chrysler, e di una revisione delle condizioni contrattuali per i lavoratori. E’ proprio su questo “scoglio” che i lavoratori delle Carrozzerie Mirafiori si sono letteralmente divisi tra il fronte del sì e quello del no. Alla fine il sì l’ha spuntata e, quindi, i lavoratori dello stabilimento saranno riassunti con un nuovo contratto di lavoro che non sarà più il CCNL, ma agganciato alla produttività del sito stesso e con una riduzione, tra l’altro, delle pause dal lavoro, e con la possibilità di spostare la mensa a fine turno.

Carico fiscale: rapporto tasse servizi sempre più alto

Allo scopo di alleggerire il pesante carico fiscale che grava sulle 300 mila piccole e medie imprese svizzere, con il 50,5% dei voti vince il ‘si” al referendum sulla riforma dell’imposizione fiscale delle aziende in Svizzera. Il ‘no’ e’ prevalso in 8 cantoni della Svizzera occidentale, in maggioranza francofoni. L’Italia è confinante con la Svizzera ed è curioso notare come cambi nettamente la situazione da un confine all’altro.

Tra i grandi Paesi europei l’Italia sui colloca all’ultimo posto del rapporto tra tasse pagate e servizi ricevuti. Nel nostro paese, calcola la Cgia di Mestre , grava su ciascun cittadino un peso fiscale annuo pari a 6.747 euro, solo i francesi pagano più di noi: una media di 7.490 euro di tasse allo Stato ma che vengono ricompensate da una spesa sociale pro capite che e’ pari a 9.868 euro. Il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi commenta:

La situazione e’ fortemente sconfortante perche’ dimostra ancora una volta come pur in presenza di un peso tributario tanto elevato, in Italia non vengano destinate risorse adeguate per la casa, per aiutare le famiglie indigenti, i giovani, i disabili e chi vive ai margini della societa’.