Fiat +2,8% nonostante pesante downgrade da Goldman Sachs

 Le azioni Fiat provano a rialzare la testa, dopo che ieri la quotazione dei titoli del Lingotto era scesa sui minimi a 5 mesi a 3,616 euro. Stamattina il sentiment è nettamente positivo e gli investitori provano a comprare le azioni della casa autombilistica torinese per sfruttare l’effetto-contrarian dopo la bocciatura arrivata ieri da Goldman Sachs, a seguito della pubblicazione dei dati sulle immatricolazioni di auto a ottobre. Il titolo Fiat sale del 2,79% a 3,754 euro, quotando poco sotto il massimo intraday che al momento è 3,758 euro.

Ottobre è stato, come da attese, un mese molto negativo per il settore auto in Italia. Secondo quanto comunicato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, sono state immatricolate poco meno di 117mila autovetture con una flessione del 12,4% rispetto allo stesso periodo del 2011. Fiat ha però fatto meglio del mercato di riferimento, visto che le immatricolazioni del Lingotto sono calate solo del 10,32% a 34.051 autovetture. La quota di mercato si è attestata al 29,14% dal 28,46% dello stesso periodo dello scorso anno.

Dopo la diffusione dei dati, tutto sommato positivi in questa fase di eccessiva negativtà del settore auto, Goldman Sachs ha voltato le spalle a Fiat e ha deciso di tagliare sia il rating che il prezzo obiettivo. La banca d’affari americana ha abbassato la sua raccomandazione a “neutral” dal precedente “buy”, mentre il target price è stato drasticamente abbassato a 4,7 euro dalla precedente valutazione di 7,7 euro. Alla banca americana non piace particolarmente il nuovo piano industriale, che punta a posizionare Fiat nella fascia medio-alta del mercato.

Goldman Sachs aveva sempre appoggiato i piani del Lingotto, ma ora ha anche tolto il titolo dalla sua convinction buy list. La banca newyorchese ha ammesso di aver commesso un errore continuando a consigliare l’acquisto del titolo da questa estate. Ora prova a rimediare, abbassando le sue valutazioni. La banca d’affari americana ritiene che il denaro necessario per posizionare il marchio nella fascia medio-alta toglierà risorse preziose alla controllata Chrysler, che è l’unica società del gruppo a sostenere i conti.

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