Il calo dei tassi in Australia ha portato un effimero ottimismo. L’attenzione resta sulle banche centrali, con un occhio alle commodities

 Dopo il tonfo di ieri fatto registrare da tutti i listini azionari sembra che oggi ci sia aria di recupero. In Asia l’indice MSCI ex Japan ha messo a segno un +1,5% grazie alla mossa a sorpresa della banca centrale australiana la quale ha ridotto di un punto percentuale i tassi di interesse. Una riduzione era attesa, ma non così significativa. Il mercato italiano ha aperto in rialzo del 2,3%, per poi tornare sulla parità nell’arco di 50 minuti. Ora però l’occhio si sposta sulle altre banche centrali per capire se la riduzione dei tassi in Australia farà parte di una azione decisa e coordinata a livello mondiale o risulterà invece una mossa destinata a non essere seguita.

A questo proposito deve essere sottolineato che la banca centrale del Giappone ha già deciso di mantenere i tassi allo 0,5% e che la BCE si è riunita la scorsa settimana e ha deliberato un mantenimento dei tassi al 4,25% pur affermando che una riduzione potrebbe arrivare entro novembre. Misure anti crisi potrebbero arrivare anche da una eventuale riunione straordinaria del G8 di cui la Francia si è fatta promotrice. A tal proposito è interessante come la Germania inizi a parlare di “piano B” dopo aver dichiarato per giorni che si limiterà a tutelare i risparmiatori.

Di fronte ad una riduzione dei tassi le maggiori incertezze restano probabilmente sul fronte commodities, grandi responsabili della inflazione vissuta negli ultimi periodi e caratterizzate da una forte sensibilità nei confronti dei tassi più che nei confronti dei dati macroeconomici. Stanotte per esempio il prezzo del petrolio è salito del 2% a 90 dollari al barile nonostante i segnali sempre più forti di un rallentamento dell’economia a livello mondiale. Se veramente le commodities tornassero a salire in seguito ad una riduzione dei tassi di interesse le banche centrali si troverebbero con le mani legate: da una parte una inflazione senza freni, dall’altra un’economia sempre più colpita dall’ondata di sfiducia e dai problemi del settore finanziario.

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