Quali azioni italiane acquistare a settembre 2012

 Il rally di agosto ha portato a Piazza Affari una ventata di ottimismo, dopo che l’indice azionario italiano FTSE MIB era crollato sul finire di luglio scorso in area 12.300 aggiornando i minimi più bassi di sempre. Ad un passo dal precipizio, l’indice italiano ha reagito alla grande mettendo a segno una performance superiore al 21% nel giro di un mese e recuperando tutte le perdite accumulate da inizio anno. L’indice è stato spinto al rialzo dai titoli bancari (Banca Mps +52%, Mediobanca +48%) e da alcune azioni bersagliate nei mesi scorsi (come A2A, +47%).

L’incertezza legata al futuro dell’euro e i fondamentali aziendali ancora da ricostruire invita alla prudenza. Gli esperti hanno assunto un atteggiamento neutrale, ma secondo alcuni money manager il rimbalzo tecnico potrebbe ancora continuare. Secondo quanto dichiarato da Marco Cristofori di Centrobanca, il rally del settore bancario potrebbe proseguire “se dovessero essere prese misure coerenti in difesa dell’euro, visto che alcuni grandi banche sono ancora lontane dai livelli di inizio anno”.

Secondo Marco Capurro di Banca Carige Sgr, “il settore tende a muoversi come un tutto omogeneo, guidato da fattori che hanno poco a che fare con i risultati di bilancio dei singoli istituti”. Insomma, meglio prestare grande attenzione ai titoli finanziari, ancora eccessivamente volatili. Edoardo Montalbano di Centrobanca consiglia di vendere Enel e tenere in portfolio le azioni A2A, ancora alle prese con il fardello dell’elevato indebitamento. Piacciono, invece, sia Terna che Snam Rete Gas in ottica di lungo periodo.

Qualche spunto interessante potrebbe arrivare anche dai titoli industriali. Capurro di Banca Carige Sgr suggerisce di tenere d’occhio Fiat e Prysmian. Piace molto Eni, che beneficerà della cessione di Snam ottenendo risorse per 8-9 miliardi e dell’avvio della produzione petrolifera nei giacimenti di Kashagan in Asia centrale. Secondo l’esperto questi fattori “potrebbero spingere il titolo verso la chiusura di quel gap di circa il 20% di valutazione rispetto alle principali major europee del settore”.

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