Italia, consumi in crescita

Adesso se ne sono accorti anche gli italiani, oltre agli statistici. I consumatori, infatti, sentono di aver superato il periodo buio.

A confermarlo inoltre è Confcommercio, secondo la quale il 2015 potrebbe essere l’anno buono: l’indicatore dei consumi Confcommercio (Icc) registra ad aprile 2015 una crescita pari a +0,5% (al top da due anni) rispetto a marzo ed un incremento dello 0,8% tendenziale. E’ quanto emerge dall’ultimo report dell’associazione, dedicato a consumi e prezzi. In termini di media mobile a tre mesi l’indicatore, consolida la tendenza al progressivo miglioramento in atto dall’estate del 2014. “Il dato dell’ultimo mese – spiega l’associazione – sembra indicare la possibilità di una ripresa dei consumi più accentuata rispetto a quanto rilevato fino ad oggi e avvalora, unitamente alle indicazioni positive provenienti da altri indicatori congiunturali, l’ipotesi di una crescita superiore all’1% già nel 2015”.

Sulle previsioni permangono elementi di incertezza, ma anche note positive. In particolare, “il miglioramento dei livelli occupazionali, di cui si attende un consolidamento nei prossimi mesi per l’esplicarsi delle riforme del mercato del lavoro e per l’irrobustirsi della ripresa, rappresenta lo strumento più concreto ed efficace attraverso il quale migliorare il reddito delle famiglie e sostenere una ripresa più vigorosa dei consumi”.

Confcommercio conferma poi le previsioni di crescita all’1,1% per quest’anno e all’1,4% per il 2016, risultato “ampiamente conseguibili in ipotesi di evoluzione favorevole della fiducia che necessita di azioni trasparenti di rassicurazione da parte delle istituzioni”. Anche in questo caso, restano dubbi significativi sulla portata della ripresa: agli attuali tassi di crescita di Pil, consumi e reddito disponibile, solo tra 15 anni, nel 2027, si tornerà al pil pro capite del 2007. La spesa delle famiglie pre-crisi si rivedrà nel 2030. Il reddito disponibile nel 2034. Tra il 2007 e il 2014, ricorda infatti Confcommercio, gli italiani hanno patito una riduzione in termini reali del 12,5% del Pil, del 14,1% per il reddito disponibile e dell’11,3% per i consumi.