Saldi estivi 2021, le aspettative

La Sicilia è stata la prima a dare il via ai saldi estivi il primo luglio: si tratta della prima stagione dei saldi dopo quello che è stato definito l’annus horribilis per il commercio e non solo a causa della pandemia di coronavirus. Come andranno? Cosa ci si può aspettare?

Speranza di guadagnare più dello scorso anno

Domani 3 luglio seguiranno a ruota tutte le altre regioni, tranne la Puglia dove i saldi estivi inizieranno il 24 luglio e la Basilicata dove la stagione delle compere a prezzo ribassato avrà inizio il prossimo 2 agosto. Ovviamente l’auspicio generale e soprattutto quello dei negozianti e che lo shopping possa ripartire in modo più intenso rispetto allo scorso anno: quest’anno, oltre al calo fisiologico dei contagi relativi al coronavirus tipico del periodo vi è anche una campagna vaccinale in atto che dovrebbe portare ad un abbattimento importante della diffusione della malattia. Secondo le stime eseguite da l’Ufficio studi di Confcommercio, quest’anno ogni famiglia per l’acquisto di vestiti scontati dovrebbe spendere circa 171 euro, ovvero circa 74 euro per membro, per un totale di 2,6 miliardi di euro.

Per Confcommercio questa potrebbe essere l’occasione giusta di recuperare davvero quello che si è perduto nel 2020, approfittando di una migliore situazione sanitaria ed economica. Come ha spiegato Renato Borghi, presidente di FederazioneModa – Confcommercio:

C’è tanta voglia di libertà e di ritorno ad una nuova normalità. E, dopo un lungo periodo di restrizioni, i saldi estivi rappresentano un’occasione importante per recuperare il tempo perduto e rinnovare il guardaroba per le vacanze, acquistando anche a prezzi convenienti.

Impossibile recuperare tutto ciò che si è perso

Un po’ come accade già nel settore del turismo e parimenti a quello che accade per le agenzie di viaggio, i negozianti si aspettano consumi in crescita e soprattutto una maggiore tendenza ad usufruire dei negozi di prossimità, negati nel corso del lockdown proprio a causa dello stop delle attività.

Sebbene vi sia una certa nota di entusiasmo nell’atteggiamento degli esercenti, il settore è cosciente che la vendita dei negozi di abbigliamento sarà difficilmente come quella degli anni precedenti alla pandemia e soprattutto non sarà assolutamente facile recuperare tutto il terreno perduto. Come ha sottolineato il segretario generale di Federmoda, sempre parte di Confcommercio, Massimo Torti:

I negozi di moda sono tra le pochissime attività commerciali che hanno subito la chiusura forzata per decreto addirittura per 138 giorni, causa lockdown, perdendo il 35% della loro capacità lavorativa.
Una perdita che non sarà facile recuperare, motivazione per la quale è stato richiesto al governo di “sostenere la filiera della moda, dalla produzione alla distribuzione commerciale, con un contributo sotto forma di credito d’imposta del 30% per le eccedenze di magazzino accumulate durante la stagione dai negozi di moda” chiedendo ai consumatori di preferire i negozi di prossimità piuttosto che presso i colossi del web.