Groenlandia: petrolio e metalli per ottenere l’indipendenza

 Non c’è pienezza di felicità, senza pienezza di indipendenza: così amava ripetere il filosofo e scrittore russo Nikolaj Černyševskij, una citazione che si addice perfettamente alla Groenlandia. L’isola più estesa al mondo è infatti pronta a scommettere sul fatto che un boom nei prezzi delle materie prime possa velocizzare la conclusione del dominio coloniale danese, il quale dura da quasi tre secoli. La vasta nazione artica rappresenta una zona cruciale per quel che riguarda scavi e perforazioni, tanto che le tariffe del greggio sono addirittura triplicate dal 2008 ad oggi; tra l’altro, la legislazione attualmente vigente, più permissiva che altrove, attrae colossi come Shell e Exxon. Non è un caso che queste multinazionali si rechino qui, le coste dogroenlandesi potrebbero contenere ben 48 miliardi di barili di oro nero, ma non mancano minerali importanti come il ferro e nemmeno i diamanti. La dominazione della Danimarca è dunque giunta al termine? L’economia interna può reggersi da sola e gli investimenti delle compagnie minerarie potrebbero accelerare questo processo.

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